L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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L’OCCITANIZZAZIONE DELLE ALPI LIGURI 237<br />
ranza germanofona di Ischia e certamente superiore, come dimostrazione<br />
di creatività, alla miracolosa resurrezione <strong>del</strong> walser a<br />
Carcoforo e Ornavasso.<br />
A Bronzato si potrebbe riconoscere tuttavia <strong>il</strong> merito non minore<br />
di avere riportato la discussione su argomenti linguistici, per<br />
quanto trattati con scarsa serietà, e a lui ci si potrebbe associare nel<br />
fervido auspicio che qualc<strong>un</strong>o organizzi <strong>un</strong>a giornata di studi sull’argomento:<br />
ma non, per ovvi motivi, <strong>un</strong>’associazione locale «animata<br />
da <strong>un</strong> profondo interesse per <strong>il</strong> mantenimento e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
<strong>del</strong>la lingua e cultura occitana», semmai <strong>un</strong>’istituzione accademica,<br />
o magari <strong>un</strong> ente pubblico, disposto però a trarre le inevitab<strong>il</strong>i<br />
conseguenze dalle risultanze dei contributi scientifici (ma davvero<br />
scientifici) degli studiosi accreditati chiamati a parteciparvi.<br />
È vero <strong>del</strong> resto che dal p<strong>un</strong>to di vista linguistico, allo stato<br />
attuale <strong>del</strong>la questione resta poco da aggi<strong>un</strong>gere. Certo molte e<br />
articolate p<strong>un</strong>tualizzazioni essa meriterebbe sotto altri aspetti: ma<br />
al di là di iniziative di den<strong>un</strong>cia, di informazione e di presa di posizione<br />
sulle conseguenze negative e sui pericoli <strong>del</strong>l’«occitanizzazione»<br />
<strong><strong>del</strong>le</strong> <strong>Alpi</strong> <strong>Liguri</strong> che da più parti si ann<strong>un</strong>ciano, personalmente<br />
ritengo che, in <strong>un</strong> quadro più generale, <strong>un</strong> impegno <strong><strong>del</strong>le</strong><br />
istituzioni e <strong>del</strong>la società civ<strong>il</strong>e dovrà portare prima o poi al superamento<br />
<strong>del</strong>la fallimentare esperienza <strong>del</strong>la L.N. 482/1999, e a<br />
considerare quale bene culturale e patrimonio com<strong>un</strong>e, in <strong>un</strong>a<br />
prospettiva salutarmente plur<strong>il</strong>ingue, l’intero repertorio idiomatico<br />
tradizionalmente praticato in Italia.<br />
Sarebbe intanto dimostrazione di buona fede, onestà intellettuale<br />
e sensib<strong>il</strong>ità culturale se le Amministrazioni Provinciali coinvolte<br />
si impegnassero in <strong>un</strong>’opera seria di salvaguardia di quella<br />
«prossimità» che, evocata opport<strong>un</strong>amente da Werner Forner,<br />
rappresenta l’<strong>un</strong>ico orizzonte coerente con la storia e <strong>il</strong> vissuto<br />
quotidiano <strong><strong>del</strong>le</strong> com<strong>un</strong>ità locali. A tale proposito, <strong>un</strong>’opera di sollecitazione<br />
svolta anche col contributo di studiosi accreditati 73<br />
73 Formulo qui <strong>un</strong> voto dal carattere essenzialmente utopistico. Come è stato osservato<br />
a proposito di <strong>un</strong>’altra area in cui si sono verificati episodi di malcostume amministrativo<br />
legati alla legge 482/1999 infatti, “[…] in genere gli studiosi che si sono occupati<br />
<strong>del</strong> problema sono spesso stati messi da parte di proposito, proprio perché con<br />
obiettività hanno quasi tutti avanzato seri dubbi sia riguardo <strong>un</strong>a rinascita <strong>del</strong> griko, sia