L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...
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L’OCCITANIZZAZIONE DELLE ALPI LIGURI 221<br />
affermano quell’ignorantone di Forner e lo scopiazzatore Toso,<br />
l’esito «occitano» com<strong>un</strong>e è -ue-, ma a girare col lanternino per<br />
tutta l’«Occitania» se ne trovano anche altri, ad esempio -è- / -i-<br />
(che peraltro non c’entra nulla col <strong>brigasco</strong>), e la «monottongazione»<br />
in -ö-, che toh, è proprio l’esito <strong>brigasco</strong>, com<strong>un</strong>e invero a<br />
tutta l’area ligure contigua alla zona che ci interessa, ma fort<strong>un</strong>atamente<br />
attestato anche nella Drôme 56 e nelle valli «occitane» <strong>del</strong>la<br />
Provincia di Torino a contatto col piemontese, dialetto che ha a<br />
sua volta -ö-. Che <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> continui le condizioni liguri e che<br />
nella valli «occitane» -ö- sia legato a influsso piemontese? Figurarsi!<br />
Applicando la proprietà transitiva cara a Bronzato, non solo<br />
<strong>il</strong> <strong>brigasco</strong>, ma probab<strong>il</strong>mente anche <strong>il</strong> ligure tutto, e <strong>il</strong> piemontese,<br />
ecc., saranno in realtà <strong>il</strong> frutto di misteriose contaminazioni tra<br />
<strong>il</strong> dialetto <strong>del</strong>la Drôme, disceso in Val Pellice e di qui irradiatosi<br />
nell’Alta Italia forse come conseguenza <strong>del</strong>l’esodo dei Catari in<br />
fuga dall’invasione crociata «accanitasi sulla libertà di pensiero e<br />
di vita» (se mai nella Drôme vi siano stati dei Catari, cosa che non<br />
credo: ma non lo so e non mi interessa saperlo).<br />
Il summentovato ignorantone Forner e l’esecrab<strong>il</strong>e scopiazzatore<br />
Toso non sanno neppure, ahimé, che in «occitano» O davanti<br />
a -NT-, -RT-, -RC- passa sì a -uo- in Provenza, in Val Varaita, in<br />
qualche località <strong>del</strong>la Val Stura e a Valdieri 57 , ma che altrove l’«occitano»<br />
può presentare esiti differenti, come (cito testualmente<br />
l’onomatopeica sequela) pont, p<strong>un</strong>t, pyrk, pwèrk, püèrk, pjörk. Verissimo,<br />
ma a parte <strong>il</strong> fatto che i continuatori di PORCU qui citati<br />
non hanno nulla a che fare con la forma brigasca, che riflette più<br />
modestamente l’esito ligure e genericamente italiano settentrionale<br />
porc(u), non si capisce perché l’esito pont <strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> debba<br />
risultare specificamente «occitano» visto che è com<strong>un</strong>e a tutto <strong>il</strong><br />
Piemonte e (con vocale finale conservata) a tutta la <strong>Liguri</strong>a.<br />
56 Per i soliti sconsiderati brigaschi che sanno dov’è Pieve di Teco ma ignorano l’ubicazione<br />
di questo scampolo di “Occitania”, trattasi di <strong>un</strong> dipartimento <strong>del</strong>la regione<br />
Rodano-<strong>Alpi</strong>. Invero <strong>il</strong> dialetto locale risulta essere di transizione tra “occitano” e franco-provenzale,<br />
ma queste sono pinz<strong>il</strong>lacchere.<br />
57 In realtà Bronzato segnala <strong>il</strong> fenomeno anche nel cosiddetto dialetto “occitano”<br />
<strong>del</strong> Kyè, ma personalmente, come dirò più avanti, ho forti perplessità nell’ammettere <strong>un</strong><br />
carattere “occitano” di tale parlata.