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L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...

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234<br />

FIORENZO TOSO<br />

forma l<strong>un</strong>zi, salvo ovviamente nei dialetti rurali occidentali dove assume la<br />

forma lögni, ad esempio ad Apricale e Soldano (VPL), regolarmente lègni a<br />

Pigna e Buggio; mi dicono che leugn non era sconosciuto neppure in piemontese<br />

<strong>del</strong> XVIII sec., ma la cosa non è di particolare r<strong>il</strong>ievo;<br />

marì ‘cattivo’: qui Bronzato riesce persino a guardare al di là degli autoproclamati<br />

Sacri Confini Pseudoccitani e generosamente ci rivela che l’aggettivo esiste<br />

anche altrove in <strong>Liguri</strong>a; diciamo pure, col VPL, a Ventimiglia, Buggio, Pigna,<br />

Apricale, Soldano, Sanremo, Bussana, Taggia, Pornassio tanto per cominciare;<br />

möcheirö ‘fazzoletto’: perché <strong>un</strong> banale derivato da mucu ‘moccio’ debba<br />

per forza essere <strong>un</strong> pregnante “occitanismo” mi sfugge, com<strong>un</strong>que la voce è in<br />

concorrenza col tipo ligure mëndigl, mand<strong>il</strong>. In ogni <strong>caso</strong> potremmo sempre<br />

applicare le regole <strong>del</strong>la linguistica transitiva bronzatiana e sostenere seriosamente<br />

che la voce brigasca e “occitana” deriva dal biellese mocareul ‘triangolo<br />

di velo o pizzo che le donne portavano in chiesa’…;<br />

ren ‘nulla’: la voce è senz’altro in com<strong>un</strong>e con l’“occitano”, ma anche coi<br />

dialetti di Ventimiglia, Pigna, Soldano, Sanremo, Bussana, Triora, Carpasio<br />

(VPL), oltre che col taggiasco <strong>del</strong> XVII secolo;<br />

sementeri ‘cimitero’: più che <strong>un</strong> pregnante “occitanismo” sembra <strong>un</strong>a banale<br />

variante con epentesi di -n- <strong>del</strong> tipo di ampia diffusione romanza; l’inserzione<br />

<strong>del</strong>la nasale riguarda anche altri dialetti liguri (ad esempio Buggio, Calizzano<br />

e Campo Ligure), ma naturalmente la voce è diffusa in tutta la regione (VPL);<br />

slaus ‘lampo’: tipo ampiamente diffuso in <strong>Liguri</strong>a occidentale (Buggio slonsu<br />

secondo don Pastor, Apricale lonzu Ventimiglia lousu, VPL) e non ignoto<br />

neppure altrove, a partire dal ligure antico che aveva losno, com<strong>un</strong>e anche in<br />

piemontese ma al femmin<strong>il</strong>e (lòsna).<br />

Insomma, su ventitrè voci destinate da Bronzato a testimoniare<br />

l’appartenenza esclusiva <strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> al contesto lessicale «occitano»,<br />

se ne salvano sì e no <strong>un</strong> paio, mentre le altre sono diffuse<br />

anche altrove in <strong>Liguri</strong>a occidentale, e spesso non sembrano nemmeno<br />

«occitanismi», ma voci com<strong>un</strong>i all’«occitano» e all’area ligure,<br />

a quella italiana nord-occidentale o addirittura all’area italiana<br />

tout court: <strong>il</strong> che è francamente <strong>un</strong> po’ poco per sovvertire la<br />

classificazione <strong>un</strong>iversalmente accolta <strong>del</strong> <strong>brigasco</strong> come varietà<br />

ligure alpina. E si ripropone in ogni <strong>caso</strong> <strong>il</strong> consueto quesito:<br />

lasciando da parte i supposti «pregnanti occitanismi» di diffusio-

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