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L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...

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216<br />

FIORENZO TOSO<br />

<strong>un</strong>’analoga continuità tra <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> e <strong>un</strong> qualsiasi dialetto «occitano».<br />

Inoltre, gli esempi presi in considerazione da Bronzato si<br />

riferiscono spesso e volentieri a varietà «occitane» a stretto contatto<br />

col piemontese, tipo dialettale italiano settentrionale dal quale<br />

sono stati evidentemente ass<strong>un</strong>ti quegli esiti che risultano poi<br />

com<strong>un</strong>i anche al ligure nel suo insieme (o al ligure centro-occidentale)<br />

e al ligure alpino <strong>brigasco</strong> in particolare: ma per <strong>un</strong>a sorta<br />

di proprietà transitiva che Bronzato applica a piene mani, ciò che<br />

si trova in <strong>un</strong> dialetto «occitano» diventa «occitano» tout court,<br />

indipendentemente dal fatto che si tratti di <strong>un</strong> fenomeno presente<br />

in tutta l’Alta Italia. Resta così evidente che <strong>un</strong> sim<strong>il</strong>e procedimento,<br />

quanto meno inconsueto nella prassi <strong>del</strong>la ricerca linguistica<br />

seria, presenta grossi deficit di ut<strong>il</strong>ità alla tesi stessa di Bronzato:<br />

perché se ciò che <strong>il</strong> <strong>brigasco</strong> ha in com<strong>un</strong>e con l’«occitano»<br />

lo ha anche in com<strong>un</strong>e con i dialetti liguri centro-occidentali e<br />

spesso con gli altri dialetti liguri, sottolinearne la ricorrenza in Val<br />

d’Aran o nella parlata di qualche v<strong>il</strong>laggio <strong>del</strong>l’Alvernia centrooccidentale<br />

non reca <strong>un</strong> contributo particolarmente costruttivo<br />

alla discussione.<br />

Normalmente <strong>un</strong> intervento come quello di Bronzato, per<br />

quanto condito con <strong>un</strong> po’ di terminologia linguistica e qualche<br />

escursione nella grafia fonetica, non sarebbe d<strong>un</strong>que meritevole di<br />

ulteriori commenti: molti linguisti <strong>un</strong> po’ spocchiosi ritengono<br />

anzi che polemizzare con la «m<strong>il</strong>itanza culturale» sia cosa disdicevole<br />

e poco ortodossa, salvo poi lamentarsi <strong><strong>del</strong>le</strong> intemperanze<br />

<strong>del</strong>la «m<strong>il</strong>itanza» stessa nei loro confronti; e tuttavia, se qualche<br />

linguista si assumesse ogni tanto le proprie responsab<strong>il</strong>ità e si decidesse<br />

a intervenire su questioni che sono pur sempre di lingua<br />

(anche se non strettamente attinenti a regole fonotattiche e arcifonemi),<br />

p<strong>un</strong>tualizzando in modo semplice e comprensib<strong>il</strong>e quale sia<br />

la posizione degli studiosi seri su certi argomenti, non ci sarebbe<br />

poi bisogno di strapparsi le vesti per lesa maestà scientifica di<br />

fronte a questa o quella decisione amministrativa deplorevole o<br />

altri fatterelli <strong>del</strong> genere. D’altra parte, m<strong>il</strong>itanti e cultori hanno a<br />

loro volta buon gioco a lamentare l’aristocratico disinteresse <strong>del</strong>la<br />

com<strong>un</strong>ità scientifica per le loro esternazioni, salvo poi accusare gli

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