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L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un ...

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200<br />

FIORENZO TOSO<br />

trari alla dichiarazione di «occitanità» <strong>del</strong> <strong>brigasco</strong>; sul fronte opposto<br />

è emersa in maniera evidente l’incapacità dei sostenitori <strong>del</strong><br />

carattere «occitano» di tale parlata di rendere plausib<strong>il</strong>e questa attribuzione:<br />

ness<strong>un</strong>o degli argomenti addotti si è dimostrato in grado<br />

di reggere, e a poco a poco le loro argomentazioni si sono tramutate<br />

nella franca ammissione di motivazioni ben più prosaiche,<br />

sulle quali soltanto, oggi come oggi, può basarsi la difesa d’ufficio<br />

di <strong>un</strong>a scelta ampiamente discutib<strong>il</strong>e e persino arrischiata 39 . Nel<br />

frattempo la Provincia di Imperia veniva invitata anche dalla mozione<br />

finale di <strong>un</strong> convegno di storici a ritirare <strong>il</strong> proprio avallo alla<br />

dichiarazione di «occitanità» 40 .<br />

pignasco-triorasco con forti elementi litoranei, e <strong><strong>del</strong>le</strong> tracce in tutti i dialetti <strong>del</strong>l’entroterra<br />

fin giù nelle varianti ‘rurali’ dei dialetti <strong>del</strong>la costa”.<br />

38 Per lo studioso provenzale, che scrive <strong>il</strong> 24 settembre 2007, “anche le parlate dall’altra<br />

parte degli <strong>Alpi</strong>, dalla valle <strong>del</strong>la Roia fino a Mentone, non sono provenzali, nemmeno<br />

‘occitane’ (<strong>un</strong> nome che la gente qui non conosce e non capisce). Questo si vede<br />

in modo sicurissimo quando si studiano seriamente l’identità sociolinguistica di questi<br />

paesi e i sistemi linguistici di queste parlate. Credo che tutti gli studiosi siano d’accordo<br />

su questo p<strong>un</strong>to” (ho corretto qui la forma italiana <strong>del</strong>lo scritto).<br />

39 In <strong>un</strong> suo intervento <strong>del</strong> 22 settembre 2007 <strong>un</strong> partecipante alla discussione, sotto<br />

la firma “Giurista”, ha evocato infatti la sentenza 21 (novembre 2003) <strong>del</strong>la Corte di Cassazione,<br />

sezione V penale, Pres. Morrone, Est. Fumo, Ric. L. D’Ambrosio, Sost. Proc.<br />

Gen. presso la Corte d’Appello di Salerno secondo la quale, in base a Cod. Pen., art. 479:<br />

“costituisce falsità ideologica anche l’attestazione <strong>del</strong> pubblico ufficiale che consapevolmente<br />

sostenga essere conforme a parametri (anche di carattere non normativo), indiscussi<br />

e determinati da <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>ità tecnica o scientifica (cc.dd. leges artis), <strong>un</strong> elaborato<br />

a carattere tecnico che tali caratteristiche non abbia. È certo, infatti, che anche <strong>un</strong><br />

atto atipico possa essere inquadrato nella categoria degli atti pubblici, ai fini di cui all’art.<br />

479 c.p., atteso che, in base al tenore letterale <strong>del</strong>la norma, è atto pubblico ogni documento<br />

redatto dal pubblico ufficiale per <strong>un</strong>o scopo inerente alla sua f<strong>un</strong>zione, purchè<br />

dotato <strong>del</strong>la capacità rappresentativa <strong>del</strong>l’attività svolta o percepita. Pertanto, non r<strong>il</strong>eva<br />

affatto che <strong>il</strong> documento redatto dal pubblico ufficiale contenente la falsa attestazione<br />

non sia previsto da <strong>un</strong>’espressa norma che ne indichi i requisiti di forma”. C’è da osservare<br />

in proposito che <strong>il</strong> carattere non “occitano” dei dialetti in questione appare per l’app<strong>un</strong>to,<br />

allo stato attuale, “conforme a parametri […] indiscussi e determinati da <strong>un</strong>a<br />

com<strong>un</strong>ità tecnica o scientifica” (oltre che dalla comm<strong>un</strong>is opinio), e che tale carattere era<br />

stato addirittura certificato da <strong>un</strong>a commissione tecnica appositamente interpellata dal<br />

Com<strong>un</strong>e di Triora. Di “falso” in situazioni di questo genere parla francamente anche T.<br />

Telmon riferendosi al <strong>caso</strong>, rimasto purtroppo isolato, di <strong>un</strong>a richiesta di consulenza da<br />

parte <strong>del</strong>la Provincia di Torino all’Università subalpina, mediante la quale si è evitato di<br />

avallare la dichiarazione <strong>del</strong> carattere “franco-provenzale” di <strong>un</strong> com<strong>un</strong>e di dialetto piemontese,<br />

“impedendo che, da parte <strong>del</strong>l’amministrazione provinciale, venisse avallato<br />

<strong>un</strong> falso” (T. TELMON, L’impatto <strong>del</strong>la legge di tutela… cit., p. 313). Esistono tuttavia<br />

anche esempi virtuosi: la Provincia Autonoma di Trento ha rifiutato <strong>il</strong> proprio avallo alle<br />

autodichiarazioni di <strong>un</strong>a serie di com<strong>un</strong>i, che avrebbero trasformato mezzo Trentino in<br />

<strong>un</strong>a sorta di “Grande Ladinia” dove i Ladini veri sarebbero andati dispersi.<br />

40 Riporto per esteso <strong>il</strong> testo <strong>del</strong>l’Ordine <strong>del</strong> Giorno: “I partecipanti al Convegno di<br />

Studi Garibaldi e l’identità nizzarda – Garibaldi <strong>un</strong>d Nizzas Identitaet (Bolzano, 16-17-18

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