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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

4 - LE REGULAE<br />

Ho già accennato al fatto che Descartes aveva scritto le Regulae ad directionem ingenii, prima<br />

dei Discours, nel 1629. Molte delle cose che sono nelle Regulae si ritrovano nella prefazione dei<br />

Dioscours ma nelle Regulae si può approfondire qualche aspetto del pensiero di Descartes, ad<br />

esempio quello che egli ha sulla matematica e che ho riportato nel paragrafo precedente.<br />

Tralasciando le Regole che non aggiungono nulla di nuovo a quanto detto, vediamo la Regola IV<br />

in cui Descartes spiega meglio la sua concezione della matematica.<br />

Ormai fiorisce un certo genere di Aritmetica che è chiamato Algebra, per operare con i numeri ciò<br />

che gli antichi facevano con le figure. Queste due (scienze) non sono niente altro che frutti<br />

spontanei, nati dai principi di questo metodo che sono naturalmente in noi; non mi meraviglio che<br />

(tali frutti) fino ad oggi siano maturati intorno agli oggetti semplicissimi di queste arti più<br />

felicemente che nelle altre, nelle quali maggiori ostacoli di solito li soffocano, dove però, tuttavia,<br />

se coltivati con grandissima cura, potranno senza dubbio giungere a maturazione perfetta<br />

[Regulae; 2; 245].<br />

Descartes osserva che ormai è nata l'algebra che ha sostituito la geometria, si lavora con numeri<br />

e si è soppiantato l'uso delle figure che era degli antichi. Egli intende costruire un'altra<br />

matematica come annuncia subito dopo.<br />

È ciò che ho incominciato a fare specialmente in questo trattato; infatti non terrei in gran conto<br />

queste regole, se fossero sufficienti a risolvere soltanto quei problemi di scarso valore coi quali i<br />

Calcolatori e i Geometri sono soliti giocare in modo ozioso; infatti in tal modo crederei di non aver<br />

fatto che occuparmi di cose futili, forse con maggior sottigliezza degli altri. Sebbene mi appresti<br />

qui a dire molte cose intorno alle figure e ai numeri, non potendosi richiedere esempi così evidenti<br />

né così certi da alcun'altra scienza, tuttavia chiunque avrà considerato attentamente il mio<br />

intendimento comprenderà facilmente che qui non penso affatto alla Matematica comune, ma<br />

espongo un'altra disciplina, di cui essi sono l'involucro più che le parti. Questa disciplina infatti<br />

deve contenere i primi rudimenti della ragione umana e deve estendersi per ricavare la verità da<br />

qualsivoglia oggetto; e, per parlare francamente, sono persuaso che questa sia più importante di<br />

ogni altra cognizione tramandataci dai nostri simili, in quanto è 1'origine di tutte le altre. Ho<br />

detto involucro, non perché voglia mascherare e confondere questa dottrina per sottrarla all'uomo<br />

comune, ma piuttosto perché voglio vestirla e adornarla in modo che possa essere più atta<br />

all'ingegno umano [Regulae; 2; 245].<br />

Le argomentazioni di Descartes seguono nella Regola XII nella quale si inizia con<br />

un'affermazione di interesse: per la conoscenza delle cose si devono considerare solo due aspetti,<br />

ossia noi che conosciamo e le cose stessa da conoscere ed a tal fine noi disponiamo di quattro<br />

facoltà: l'intelletto, l'immaginazione, il senso e la memoria. Nella Regola XVI poi si passa a<br />

definire l'algebra che Descartes ha in mente, nella quale (come aveva fatto Viète) entrano le<br />

lettere in luogo dei numeri e la cosa non è per nulla banale in quanto, così operando l'algebra, da<br />

semplice strumento di calcolo, diventa algebra universale perché le sue operazioni si possono<br />

eseguire senza sapere cosa rappresentino le lettere e quindi ricavando dei risultati che poi sono<br />

applicabili a qualunque grandezza (astratta o fisica) quei numeri rappresentassero. In tal modo è<br />

possibile prevedere una generalizzazione dell'algebra proprio perché vi è una trattazione<br />

generale successivamente applicabile ad ogni trattazione quantitativa che preveda una misura.<br />

La trattazione matematica prevede poi che sia possibile disporre i risultati di operazioni in<br />

catene deduttive che, in quanto tali, possono essere assiomatizzate. Ed allora questo metodo<br />

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