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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

primo trattato inglese di algebra; Viète (1540 - 1603), che all'inizio utilizzava la parola aequalis,<br />

poi adottò il simbolo ~ per indicare l'uguaglianza; Descartes usava a . Il segno x del prodotto è<br />

dovuto a Oughtred (1574 - 1660) e i segni > e < per denotare le disuguaglianze furono introdotti<br />

da Harriot (1560 - 1621). Le parentesi tonde compaiono nel 1544, le parentesi quadre e graffe,<br />

utilizzate da Viète risalgono al 1593 circa. La radice quadrata Ö e radice cubica 3Öc appaiono<br />

nel XVII secolo con Descartes (Cfr. Kline, pag. 304). I simboli per le incognite e le sue potenze<br />

ebbero un'evoluzione molto lenta. Gli algebristi del cinquecento utilizzavano le parole radix, res,<br />

cosa o tanto per denotare l'incognita e i simboli generalmente derivavano da abbreviazioni: R (da<br />

res) indicava x, Z (da census) x2 e C (da cubus) x3. Gli esponenti vennero introdotti<br />

gradualmente. Chuquet (1445? - 1500?) nella sua opera Triparty scriveva 83 , 105 , 120 e 71m<br />

per indicare 8 x3 , 10 x5 , 12 e 7 x-1. Bombelli usava un piccolo semicerchio dentro il quale<br />

veniva scritto l'esponente della potenza. Stevin (1548 - 1620) utilizzava anche gli esponenti<br />

frazionari: 1/2 per la radice quadrata ed 1/3 per la radice cubica e così via. Nella costruzione del<br />

linguaggio algebrico il cambiamento più significativo fu introdotto con il simbolismo da Viète.<br />

Egli fu il primo ad usare deliberatamente e sistematicamente le lettere, non soltanto per<br />

rappresentare l'incognita e le sue potenze ma anche per i coefficienti generici. Di solito utilizzava<br />

le consonanti per i termini noti e le vocali per le incognite. Il linguaggio simbolico veniva<br />

utilizzato non solo per risolvere equazioni ma anche per provare regole generali. Questo autore<br />

chiamava la sua algebra simbolica logistica speciosa in contrasto con la logistica numerosa:<br />

considerava che l'algebra è un metodo per operare sulle specie o le forme delle cose, l'aritmetica,<br />

la numerosa, si occupa invece dei numeri. In questo modo l'algebra diventò lo studio dei tipi<br />

generali di forme e di equazioni, perché quello che si applica al caso generale è valido in tutti gli<br />

infiniti casi particolari (Kline, pag. 305).<br />

Descartes ha modo di riferirsi a Galileo ed al suo Dialogo all'inizio della Parte sesta del Discours<br />

quando dice:<br />

Tre anni or sono, quando avevo già ultimato il trattato relativo a tutti questi argomenti e<br />

cominciavo a rivederlo per consegnarlo ad un editore, appresi che certe persone, per le quali ho<br />

deferenza e la cui autorità può sulle mie azioni quasi quanto la ragione sui miei pensieri, avevano<br />

disapprovato un'opinione di Fisica pubblicata poco tempo prima da un altro studioso [non lo cita<br />

ma si tratta di Galileo, ndr] ora non dico di condividere tale opinione, ma soltanto che prima di<br />

questa censura non vi avevo notato nulla che potessi immaginare come pregiudizievole alla<br />

Religione e allo Stato e, conseguentemente, nulla che mi avrebbe impedito di adottarla, se la<br />

ragione me ne avesse persuaso. Ciò mi fece temere che tra le mie opinioni se ne trovasse pure<br />

qualcuna su cui mi fossi ingannato, nonostante la gran cura che ho sempre avuto di non<br />

accettarne mai di nuove che non fossero dimostrabili con somma certezza e di non metterne in<br />

iscritto nessuna che potesse nuocere a qualcuno. Ciò è stato sufficiente a farmi mutare la decisione<br />

già presa di pubblicarle. Infatti, pur essendo assai forti le ragioni che mi avevano spinto a quella<br />

risoluzione, la mia naturale tendenza, che mi ha sempre fatto odiare il mestiere di scrivere libri,<br />

me ne fece subito trovar altre che mi scusavano nella mia rinuncia. Queste ragioni, sia in favore<br />

della pubblicazione sia contrarie, sono tali che non solo io ho qualche interesse a esporle qui, ma<br />

anche il pubblico ha forse interesse a conoscerle [Discours; 2; 540-541(9)]<br />

La prima obiezione era di un prete cattolico di Alkmaar in Olanda; la seconda obiezione era la<br />

sintesi di varie obiezioni di filosofi e teologi raccolte da padre Mersenne; la terza obiezione è di<br />

Thomas Hobbes (1588- 1679); la quarta obiezione era del filosofo e teologo Arnauld; la quinta<br />

obiezione è di Pierre Gassendi (1592-1655), filosofo e fisico atomista; la sesta obiezione è di<br />

diversi filosofi e teologi; la settima obiezione è del gesuita Pierre Bourdin (il quale criticava la<br />

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