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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

punto da indurlo a lasciare un lavoro che stava scrivendo per dedicarsi a tale fenomeno.<br />

Egli era mosso dall'idea che se fosse riuscito a capire la natura dell'arcobaleno, avrebbe potuto<br />

non solo spiegare i paraeli ma praticamente tutta l'ottica.<br />

Si mise subito al lavoro ma dovette aspettare proprio le Météores (1637) per dar conto dei suoi<br />

studi. Infatti troviamo lo studio dell'arcobaleno nel discorso ottavo, De l'arc-en-ciel, delle<br />

Météores e vi è subito da osservare che sarebbe stato forse d'interesse legare questo argomento<br />

alla Dioptrique ma probabilmente ciò non è avvenuto perché Descares non ha riletto l'insieme<br />

dei suoi lavori prima della pubblicazione.<br />

In ogni caso questo questo lavoro di Descartes è importante solo per questo discorso ottavo.<br />

Il resto, come già accennato, è un'utile mettere insieme i vari fenomeni meteorologici ma senza<br />

alcuna trascendenza.<br />

Occupiamoci quindi di questo arcobaleno che viene così introdotto da Descartes:<br />

L'arco iris è una meraviglia della natura molto intrigante, ed è da tanto tempo che che si sono<br />

avuti ingegni che hanno tentato di dargli una spiegazione, senza successo, che non ho potuto<br />

scegliere tema migliore per mostrare che con il mio metodo possiamo arrivare a conoscere ciò che è<br />

sfuggito a tutti gli autori le cui opere sono giunte fino a noi.<br />

Come molti studiosi, fin da tempi remoti, avevano fatto, Descartes fa riferimento all'arcobaleno<br />

che si origina in particolare condizioni quando si beve ad una fontana con l'osservazione empirica<br />

del fenomeno che si costruisce sulle goccioline d'acqua diffuse nell'aria. Descartes dice che, per<br />

studiare il fenomeno, ha allora pensato di costruirsi una grande goccia d'acqua riempiendo con<br />

acqua un vaso di cristallo di grande dimensioni.<br />

Anche qui la cosa era stata già fatta da vari studiosi precedenti, tra cui Witelio (1230 - ?) ed il<br />

siciliano Francesco Maurolico (1494-1575). Il polacco Witelio era autore di un trattato di<br />

prospettiva (Vitellionis perspectivae libri decem, Norimberga 1533) ispirato a quello dell'arabo<br />

Alhazén. Maurolico aveva invece portato avanti studi molto approfonditi sull'arcobaleno,<br />

particolarmente nei Problemata ad perspectivam et iridem pertinentia (1568, ma editi in Francia<br />

proprio nel 1611).<br />

In ogni caso Descartes sosteneva il vaso-goccia con la mano distanziata al massimo dal volto ed<br />

osservava che quando la muoveva girandola, gli appariva sempre una macchia brillante in un<br />

punto (nella parte bassa del recipiente) tale che la linea che univa tale punto all'occhio formava<br />

un angolo di 42° con la linea che univa l'occhio al Sole.<br />

Il risultato di Maurolico (45° ed anche la scoperta dei sette colori in luogo dei tre che fino ad<br />

allora erano dati) era migliorato, anche se Maurolico non è citato, ma il fatto rilevante non è<br />

questo caso particolare ma la generalizzazione che Descartes fa: tutte le gocce sospese nell'aria<br />

devono comportarsi in tal modo.<br />

Come osserva Shea, l'audacia di tale ipotesi nasce dal fatto che non si tiene conto degli effetti<br />

d'insieme e quindi della deformazione delle gocce quando sono in grande quantità e premono tra<br />

loro.<br />

A questo punto arriviamo alla nota figura che Descartes ci offre.<br />

Il cerchio che si osserva in alto di un arcobaleno è il suo recipiente (sferico e di cristallo) pieno<br />

d'acqua.<br />

Come una grande goccia situata materialmente lì per spiegare le riflessioni e le rifrazioni della<br />

luce che presiedono il fenomeno.<br />

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