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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

viene dai sensi. Il Descartes (Méditation), scrive invece, che le idee di molte cose (numeri, figura,<br />

movimento, ecc.) non si sono affatto sviluppate in noi per l'intermediario dei sensi e sono perciò<br />

necessariamente vere. Galileo in una lettera rimasta famosa, separa la ricerca del mondo<br />

sensibile dalla fede nell'ultra sensibile. Il Descartes non si sente mai perfettamente libero nei<br />

suoi pensieri, e se parla di cose scientifiche si premunisce contro le obiezioni di eresia ; e se parla<br />

di ricerche metafisiche, si colloca sotto la protezione dei decani della Sacra Facoltà di Teologia<br />

della Sorbona, quella stessa che per ordine del cardinale Richelieu aveva dichiarato falsa la<br />

dottrina del moto della Terra. Il Galilei ha un primo processo coll'Inquisizione, e poi viene colpito<br />

dal secondo e terribile ; e pure non si piega ma riesce di mandare alle stampe, con fatiche<br />

incredibili, l'ultima e più gloriosa opera sua. Il Descartes voleva trattare del sistema copernicano<br />

nel suo trattato De Mundi; ma dopo la condanna del Galilei stimò bene di non farne di niente. I<br />

teologi protestanti lo attaccarono e poco mancò che non facessero bruciare a Leida le opere sue<br />

per mano del boia; il fatto in Italia non era raro, ma i nostri non temevano, né cedevano : il<br />

Descartes invece, si rifugia a Stockolm. Né come indagatore, né come uomo si può il Descartes<br />

neppur lontanamente paragonare al Galilei. E qual'è il suo valore nella meccanica?<br />

Basti, a giudicarne, ciò che il Descartes scrive in una sua lettera del 1640: se a sostenere un<br />

corpo posato su di un piano inclinato ci vogliono 40 libbre ed il corpo ne pesa 100, la pressione da<br />

esso esercitata sul piano sarà di 60 lb. Nei Principia phiosophica (1644), mentre ormai le idee<br />

esatte avevano pacifico dominio in Italia, sostiene, che se un piccolo corpo ne urta un altro<br />

grande ed in riposo torna poi indietro colla stessa velocità, mentre il corpo urtato rimane in<br />

equilibrio.<br />

L'esperienza, nei limiti stessi posti dal Descartes, era contraria ; nia il Descartes partiva dai suoi<br />

principii filosofici per arrivare a tanto, dunque non volle ricredersi. Il Duhem vuol fargli onore<br />

d'avere indicato chiaramente, che il principio delle velocità virtuali vale soltanto per tratti<br />

infinitesimi: ma questo concetto si trova affermato in molti punti dell'opere del Galilei. Ma<br />

l'Italia, oramai divisa ed asservita, declinava politicamente e il suo popolo decadeva; la Francia<br />

invece sorgeva a dettare il gusto all'Europa, a imporle la sua lingua e i suoi autori; perciò il<br />

Descartes sarà il filosofo futuro e il Galilei, se non sarà dimenticato, passerà in seconda linea".<br />

La riflessione totale è discussa sperimentalmente nel modo seguente:<br />

Cosa che è stata sperimentata con disappunto, quando facendo sparare dei pezzi d'artiglieria, per<br />

giuoco, verso il fondo di un fiume, sono stati feriti coloro che erano dall'altra parte sulla riva.<br />

Shea afferma che questi ragionamenti di <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> furono copiati ad un tal Claude Mydorge che li<br />

aveva fatti tra il 1626 ed il 1631. <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> ne era venuto a conoscenza tramite il solito Padre<br />

Mersenne come risulta dalla corrispondenza di quest'ultimo.<br />

<strong><strong>Cartes</strong>io</strong> non ne parla, perché aveva l'abitudine di utilizzare tutto ciò che gli serviva preso da<br />

chiunque senza mai citarlo, ma questa ammissione di velocità della luce maggiore in mezzi più<br />

densi nasceva da un'analogia che all'epoca era quasi generale: quella di suono e luce. Era ben<br />

noto che più il mezzo è denso più il suono si propaga velocemente. Questa analogia fu molto<br />

travagliata perché ad un certo punto, quando si iniziò a lavorare con le macchine da vuoto, ci si<br />

accorse che il suono non si propaga più in assenza di aria contrariamente alla luce. Ricordo in<br />

proposito l'invenzione del 1654 della prima macchina pneumatica, o pompa da vuoto, ad opera di<br />

Otto von Guericke (a seguito dell'esperienza di Torricelli del 1644). Perfezionata nel giro di poco<br />

tempo da personaggi come Boyle, Hooke, e Huyghens, la pompa permise di svolgere importanti<br />

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