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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

A questo passaggio, Descartes ne fa seguire un altro, di grande interesse, il seguire la traiettoria<br />

del raggio di luce che entra nel cerchiogoccia in B, prima di uscire in D. Nel far questo suppose, e<br />

la cosa è audace, che il vetro del recipiente con gli effetti rifrattivi che comporta non c'entrasse<br />

nel fenomeno che si poteva discutere come se si avesse solo acqua. Anche se il tutto è implicito e<br />

non abbiamo una qualche discussione della cosa. Interponendo successivamente dei corpi opachi<br />

nelle varie traiettorie della luce, capì che il raggio incidente AB si rifrangeva entrando nel<br />

recipiente in B, avanzava poi verso C, dove si rifletteva completamente fino ad arrivare a D dove<br />

si rifrangeva di nuovo quando usciva. Il fenomeno dell'arcobaleno primario era dunque dovuto ad<br />

una riflessione e due rifrazioni nelle gocce sospese nell'aria. Descartes passò poi a spiegare<br />

l'arcobaleno secondario trovando che esso era dovuto a due riflessioni e due rifrazioni nelle gocce.<br />

L'insieme di queste elaborazioni potrebbe essere conclusivo di un lavoro brillante ma Descartes<br />

ce lo presenta solo come una discussione preliminare di una domanda che viene subito posta:<br />

perché appare una macchia rossa solo in quelle parti delle gocce che rispondono alla condizione<br />

già detta dei 42° ? oppure, che è lo stesso, perché le linee che formano quell'angolo si mantengono<br />

per ogni goccia sempre in modo da dare proprio quell'angolo per arrivare infine colorate all'occhio<br />

dell'osservatore mediante archi che rappresentano altrettante sezioni del cono visuale che ha il<br />

vertice nell'occhio ?<br />

Qui interviene ancora il modo contorto di operare di Descartes. Egli aveva in mano gli strumenti<br />

per risolvere il problema che erano le leggi della riflessione e della rifrazione (qui Snell avrebbe<br />

potuto risolvere il problema se solo avesse pensato ad applicare la sua legge della rifrazione alla<br />

spiegazione dell'arcobaleno). Ma non dice apertamente che utilizza queste leggi. Fa invece una<br />

esposizione tortuosa del suo modo di pensare per arrivare a dire che per risolvere la questione<br />

occorre passare attraverso lo studio della luce con il prisma, facendo finta di dimenticare che<br />

quest'opera viene dopo la Dioptrique in cui si è parlato diffusamente di rifrazione e di colori:<br />

allora, al ricordare che un prisma o un triangolo di cristallo operano in modo che si vedano colori<br />

simili, centrai la mia attenzione in uno che avesse la forma MNP, le due facce MN ed NP del<br />

quale sono<br />

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