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Cartesio René des Cartes Magia Naturale

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03/07/2012 - 21.12 <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> <strong>René</strong> <strong>des</strong> <strong>Cartes</strong> <strong>Magia</strong> <strong>Naturale</strong><br />

Un argomento basato sull'analogia era considerato più che un semplice modo di esprimersi per<br />

immagini vivide, ma si correlava piuttosto in modo tacito o esplicito a un cosmo che era fondato<br />

sull'analogia. Non intendo affermare che <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> volesse giustificare in tal modo le sue teorie<br />

sulla luce, ma l'analogia permea tutto il suo pensiero. Eppure avrebbe potuto approfittare di<br />

un'osservazione semplice e saggia fatta da Aristotele: "Nell'inventare un modello possiamo<br />

presumere quello che vogliamo, ma dovremmo evitare l'impossibile"».<br />

Per <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> la luce, ormai divenuta oggetto fisico, ha quindi una velocità infinita (siamo nel<br />

1637), la sua propagazione doveva essere istantanea (questa è la parola usata da <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> nella<br />

Dioptrique) e ciò vuol dire che non si ha propagazione. La cosa veniva ricavata da <strong><strong>Cartes</strong>io</strong><br />

dall'ombra della Terra, immaginata nella situazione astronomica aristotelica, proiettata sulla<br />

Luna in una eclisse. Se la luce del Sole che ci viene riflessa dalla Luna durante la durata di una<br />

eclisse marciasse con una velocità infinita noi vedremmo, come vediamo, l'eclisse quando Sole,<br />

Terra e Luna sono allineati. Se invece la luce avesse una velocità finita (e qui <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> ha il<br />

pregiudizio di una velocità relativamente piccola), essa, quando dal Sole ha superato la Terra per<br />

raggiungere la Luna, impiegherà del tempo per percorrere il tragitto fino alla Luna e del tempo<br />

per tornare sulla Terra di modo che noi possiamo vedere il fenomeno. <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> fa l'ipotesi che il<br />

tempo necessario alla luce per fare il tragitto Terra-Luna-Terra sia di una ora. Ciò vuol dire che<br />

noi vedremmo l'eclissi un'ora dopo che la luce ha lasciato la Terra per andare sulla Luna ed<br />

allora <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> si chiede cosa accade nel frattempo del Sole. L'astro avrebbe percorso un'ora della<br />

sua traiettoria, tempo che farebbe si che non vi sarebbe più allineamento tra i tre corpi celesti.<br />

Poiché da sempre quei tre corpi risultano allineati, <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> conclude che la la luce ha velocità<br />

infinita.<br />

Vi è qui da osservare che il pregiudizio è sempre stato di grave ostacolo alla ricerca. E <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> si<br />

chiude una strada che poteva essere fertile, a seguito del suo metodo che prevedeva delle regole<br />

per fare filosofia che non andavano d'accordo con il metodo sperimentale. Vi era anche il fatto<br />

che <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> aveva in odio il solo nome di Galileo. Egli probabilmente seppe da Marsenne che<br />

Galileo sperimentava sulla velocità della luce e questo fatto gli fece affermare qualcosa che<br />

contrastava con le ipotesi del pisano. In ogni caso il ragionamento di <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> che ho riportato<br />

verrà confutato da Huygens nel suo Trattato sulla luce (scritto nel 1678 e pubblicato nel 1690)<br />

proprio sul terreno che <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> amava poco, quello sperimentale con misure di distanze e di<br />

velocità. La luce è conseguenza della teoria del mondo considerato come un tutto pieno<br />

eternamente in moto a vortici (una specie di maionese). La materia è estensione e l'estensione<br />

deve essere materia. Conseguenza di queste assunzioni a priori è che la luce diventa un oggetto<br />

materiale, fisico e quindi studiabile. La trasmissione istantanea della luce, di cui ho detto, è<br />

pensata come una pressione esercitata dalle particelle di una materia sottile che riempie<br />

l'universo, l'etere (ecco che questa entità metafisica entra nella fisica e la tormenterà per oltre<br />

250 anni). E l'etere è inteso come un corpo rigido ideale. La prima particella preme sulla seconda<br />

che preme sulla successiva e così via (resta aperto il problema dell'origine del moto). L'intero<br />

discorso di <strong><strong>Cartes</strong>io</strong> sembra voler non considerare la luce come entità a sé ma solo in quanto gli<br />

permetterà poi di studiare gli strumenti ottici. Così egli ci dice le cose sulla luce servendosi di<br />

analogie.<br />

Più in generale vi è da dire che in Italia, in genere, vi è molto savoir faire che spesso è<br />

addirittura controproducente. Gli storici della scienza francesi (da Duhem a Koyré, ad esempio)<br />

hanno un tale intollerabile sciovinismo che avrebbero bisogno di essere riportati alla ragione con<br />

documenti. Una esemplificazione delle sciocchezze che sono in grado di mettere su l'ho data in<br />

Alcuni elementi di giudizio su Galileo e in Torricelli, il peso dell'aria ed il vuoto. Voglio ora<br />

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