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universita' degli studi della tuscia facolta' di agraria ... - Unitus DSpace

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1.8 Cenni agronomici<br />

Il carciofo è una pianta d’origine Me<strong>di</strong>terranea per cui pre<strong>di</strong>lige un clima mite. In con<strong>di</strong>zioni<br />

naturali, la pianta va in riposo vegetativo nel periodo estivo, in concomitanza delle alte<br />

temperature e <strong>della</strong> scarsa <strong>di</strong>sponibilità idrica (Tabella 8). Le migliori con<strong>di</strong>zioni per lo<br />

sviluppo si hanno in autunno e in primavera; in autunno con il sopraggiungere delle prime<br />

pioggie la pianta riprende la sua attività vegetativa (Bianco, 1990).(Fig 16, 17).<br />

Il carciofo si adatta bene a <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> terreno, ma preferisce quelli <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o impasto e ben<br />

drenati, con un pH compreso tra 6,4 e 7,0 e con esposizione a sud e sud est. Se coltivato in<br />

terreni calcarei e in quelli sabbiosi molto sciolti, produce dei capolini che risultano più piccoli<br />

e con brattee poco carnose. Nei terreni molto argillosi, invece, si ha un ritardo <strong>della</strong><br />

produzione <strong>di</strong> circa 10-15 giorni. E’ una pianta che tollera moderata salinità; per la coltura del<br />

carciofo è molto importante assicurare un buon drenaggio del terreno, poiché l’ecceso idrico<br />

porta a danni molto gravi come l’ingiallimento <strong>della</strong> parte aerea, l’asfissia ra<strong>di</strong>cale e la<br />

marcescenza <strong>degli</strong> organi <strong>di</strong> moltiplicazione. Per la notevole massa vegetativa, il carciofo<br />

necessita <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> apporti idrici, i quali per la maggior parte vengono sod<strong>di</strong>sfatti dagli apporti<br />

naturali che si verificano nel periodo <strong>di</strong> coltivazione. L’irrigazione si effettua nel periodo<br />

estivo per la forzatura <strong>della</strong> coltura e in autunno come intervento <strong>di</strong> soccorso (Bianco, 1990).<br />

L’irrigazione viene utilizzata nelle carciofaie del Centro Nord, per favorire l’attecchimento<br />

dei carducci e <strong>degli</strong> ovoli al fine <strong>di</strong> anticipare l’entrata in produzione. Al contrario, al Sud e<br />

nelle isole, viene utilizzata per avere un risveglio anticipato delle carciofaie nelle cultivar<br />

precoci.<br />

I meto<strong>di</strong> d’irrigazioni più utilizzati sono quelli per aspersione e a goccia, con dei volumi<br />

d’adacquamento stagionale <strong>di</strong> circa 4.000-5.000 m 3 ha -1 per anno. Il metodo localizzato a<br />

goccia si sta <strong>di</strong>ffondendo soprattutto al Sud e nelle Isole dove si riscontrano basse<br />

<strong>di</strong>sponibilità idriche e un’elevata evapotraspirazione.<br />

Gli interventi irrigui vanno effettuati quando l’umi<strong>di</strong>tà del terreno è circa il 25-30% <strong>della</strong><br />

capacità <strong>di</strong> campo. La fase <strong>di</strong> maggior fabbisogno idrico risulta essere quella relativa alla<br />

formazione del capolino (Tarantino, 1979; Bianco et al., 1990).<br />

Per quanto riguarda le esigenze termiche <strong>di</strong>stinguiamo: 15-20°C per la germinazione, 20-22°C<br />

<strong>di</strong>urni e 12-14°C notturni per la crescita delle piante, 7-9°C come temperatura minima<br />

biologica e inferiore a -10°C come temperatura letale.<br />

La raccolta dell'ortaggio si fa generalmente da gennaio ad aprile cogliendo i capolini molto<br />

prima <strong>della</strong> fioritura e in tempi <strong>di</strong>versi: dapprima quelli apicali, che si sviluppano per primi<br />

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