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universita' degli studi della tuscia facolta' di agraria ... - Unitus DSpace

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la pianta sarebbe apparsa in Europa nel Me<strong>di</strong>oevo con nome derivato dall'arabo "alakrshuf” e<br />

sarebbe dunque d’origine orientale. Secondo Montelucci, però il carciofo era ignoto sia agli<br />

egizi che agli ebrei, mentre Teofrasto lo in<strong>di</strong>ca come coltivato in Sicilia ma non in Grecia: la<br />

pianta sarebbe quest’autore <strong>di</strong> origine occidentale.<br />

Le imponenti popolazioni selvatiche <strong>di</strong> Cynara cardunculus sulle colline tra Civitavecchia e i<br />

monti <strong>di</strong> Tolfa, vicino all'inse<strong>di</strong>amento etrusco <strong>di</strong> Cerveteri, farebbero supporre l’origine delle<br />

varietà coltivate da queste zone per opera <strong>degli</strong> etruschi stessi. In questa zona ancora oggi<br />

sono intense le coltivazioni <strong>di</strong> carciofo, così come molto presenti sono le popolazioni <strong>della</strong><br />

specie selvatica infestanti dei pascoli. L'ultima frase del testo <strong>di</strong> Pignatti, (1982), merita <strong>di</strong><br />

essere interamente riportata: "oggi il carciofo è largamente coltivato in Italia, soprattutto<br />

nell'area <strong>degli</strong> ulivi, più raramente nell'area <strong>della</strong> vite". Carciofi e ulivi, due colture gemellate;<br />

un binomio che sembra tipicamente caratterizzante <strong>di</strong> un clima e <strong>di</strong> un consumo alimentare.<br />

E’ oggi largamente con<strong>di</strong>visa l’idea che il carciofo (Cynara scolymus L.) è una specie orticola<br />

<strong>di</strong>ffusa nel bacino del Me<strong>di</strong>terraneo fin dai tempi dei Greci e dei Romani che ne apprezzavano<br />

le caratteristiche gastronomiche e curative, è originario dei paesi del bacino del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

comprese le isole Egge e Cipro, e dell’Africa settentrionale, compresa l’Etiopia e l’Egitto<br />

(Bianco et al., 1990), dove tuttora sono presenti <strong>di</strong>verse specie spontanee <strong>di</strong> Cynara. Soltanto<br />

a partire dal XV secolo si è <strong>di</strong>ffuso come coltura ed è stato apprezzato per le sue<br />

caratteristiche organolettiche, nutrizionali e terapeutiche (corroboranti, <strong>di</strong>uretiche,<br />

depurative). Per merito <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>nieri italiani, sono state selezionate le prime cultivar idonee<br />

all’alimentazione umana che hanno portato all’affermazione del carciofo nel Nord Italia e in<br />

Toscana. La coltivazione del carciofo si è successivamente estesa a tutti i paesi del<br />

Me<strong>di</strong>terraneo e dell’Europa centrale e, intorno al 1700, è arrivata anche in Stati Uniti (Oliaro,<br />

1967).<br />

Le prime descrizioni <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> carciofo risalgono comunque al XVIII secolo, ma già prima<br />

erano probabilmente noti tipi <strong>di</strong>versi. Ai tempi <strong>di</strong> Plinio si faceva <strong>di</strong>stinzione tra i carciofi<br />

provenienti dalla Numi<strong>di</strong>a (attualmente Algeria) e quelli importati dalla Libia, nel 1735 si<br />

<strong>di</strong>stinguevano varietà provviste e sprovviste <strong>di</strong> spine mentre, nel 1810, Filippo Re<br />

<strong>di</strong>fferenziava un carciofo domestico o “Mazzaferrata dei Toscani” da uno selvatico o “Sgalera<br />

dei Toscani” (Viani, 1929).<br />

Secondo Columnella, il nome del genere Cynara potrebbe derivare da “cinis”, al momento<br />

che il terreno de<strong>di</strong>cato ad ospitare le piante <strong>di</strong> carciofo era solitamente cosparso <strong>di</strong> cenere; a<br />

riguardo, è stata osservata un’analogia tra il colore grigio-verde delle foglie e la cenere.<br />

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