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universita' degli studi della tuscia facolta' di agraria ... - Unitus DSpace

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(con impianti fissi o mobili), ma si stanno espandendo anche i sistemi localizzati a goccia a<br />

bassa pressione (Tarantino, 1984).<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> fitoregolatori, come acido gibberellico, nel periodo <strong>di</strong> transizione dell’apice da<br />

vegetativo a riproduttivo, stimola la fioritura con conseguente anticipo <strong>della</strong> produzione<br />

(Bianco, 1990).<br />

La raccolta dei capolini ha inizio ai primi dell’autunno, per le carciofaie risvegliate<br />

precocemente in estate, e si conclude verso fine maggio; in genere la carciofaia può produrre<br />

dai 50.000 ai 100.000 capolini per ettaro, ed una singola pianta può produrre da 4-5 capolini<br />

fino a 16-18. La raccolta viene effettuata a mano.<br />

L’ultima operazione è la <strong>di</strong>cioccatura, effettuata in estate su piante ormai essiccate, con la<br />

quale si elimina la parte aerea. Lo scopo è quello <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre la carciofaia al successivo<br />

risveglio con le irrigazioni. La <strong>di</strong>cioccatura va effettuata con estrema cautela, ad una<br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 3-5 cm sotto la superficie del terreno; a profon<strong>di</strong>tà maggiori infatti potrebbero<br />

essere danneggiate <strong>di</strong>verse gemme, mentre se fatta troppo superficiale comporterebbe lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> un elevato numero <strong>di</strong> carducci determinando un incremento dei costi <strong>di</strong><br />

produzione legati alla costosa operazione <strong>della</strong> scarducciatura. Tale operazione viene<br />

effettuata manualmente me<strong>di</strong>ante zappe, oppure con l’ausilio <strong>di</strong> una speciale macchina<br />

operatrice collegata alla trattrice, la cui capacità operativa è <strong>di</strong> oltre 3 ha al giorno (Bianco,<br />

1990).<br />

1.10 Avversità<br />

Pur essendo considerato una pianta rustica, il carciofo e soggetto a numerose avversità e<br />

malattie.<br />

Tra le malattie che interessano la parte epigea <strong>della</strong> pianta ricor<strong>di</strong>amo l’oi<strong>di</strong>o o “nebbia”<br />

(Leveillula taurica), l’antracnosi (Ascochyta cinarae), le macchie fogliari (Ramularia<br />

cynarae), la peronospora (Bremia lactucae) e la muffa grigia (Botrytis cinerea). L’apparato<br />

ra<strong>di</strong>cale ed il colletto, sono soggetti agli attacchi <strong>di</strong> Verticilliun albo-atrum, <strong>di</strong> Sclerotinia sp.,<br />

Sclerotium sp. e Rhizoctonia solani in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> elevata temperatura ed umi<strong>di</strong>tà (Tesi,<br />

1994).<br />

Particolare importanza riveste la lotta contro l’avvizzimento del carciofo causatola<br />

Verticillium dahliae Kleb. (Cirulli et al., 1984), la cui prima segnalazione sulla specie è stata<br />

registrata nel 1928 in Italia (Pulselli, 1928; Curzi, 1930). In Puglia, soprattutto lungo il litorale<br />

adriatico, che si estende da Bari a Brin<strong>di</strong>si, sono stati osservati numerosissime carciofaie<br />

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