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universita' degli studi della tuscia facolta' di agraria ... - Unitus DSpace

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1.9 Tecnica colturale<br />

Il carciofo è una pianta da rinnovo per le sue esigenze colturali, quali lavorazioni profonde<br />

all’impianto, ricche concimazioni organico-minerali, ripetuti interventi colturali. Il posto che<br />

occupa nelle rotazioni aziendali può variare da 1-2 anni fino a 8-10 anni o più, in funzione<br />

dell’or<strong>di</strong>namento produttivo aziendale e <strong>della</strong> durata del ciclo <strong>della</strong> carciofaie. In Sicilia,<br />

Puglia e Sardegna, la carciofaie viene spiantata ogni 1-2 anni, mentre nel Lazio ed in Toscana,<br />

la sua durata può variare dai 3-4 anni agli 8-10 anni. In genere il carciofo precede una coltura<br />

come il frumento, ma non mancano casi in cui viene seguito da colture quali la barbietola da<br />

zucchero, il mais, il pomodoro. La consociazione è quasi del tutto sparita in favore <strong>di</strong> una<br />

sempre maggior <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong> specializzazione <strong>della</strong> coltura (Bianco, 1990).<br />

La fase <strong>di</strong> impianto <strong>della</strong> carciofaie prevede l’esecuzione <strong>di</strong> tutti quei lavori preparatori del<br />

terreno come l’aratura, la cui profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>pende dalla durata prevista <strong>della</strong> carciofaie; nel<br />

caso <strong>di</strong> carciofaie <strong>di</strong> breve durata (1-2 anni) generalmente si effettua un’aratura <strong>di</strong> 35-45 cm <strong>di</strong><br />

profon<strong>di</strong>tà, con la quale vengono interrati i concimi fosfo-potassici. Se la carciofaie è<br />

poliennale, l’aratura è profonda e si può arrivare a 50-60 cm. Pochi giorni prima<br />

dell’impianto, si effettuano le lavorazioni superficiali, allo scopo <strong>di</strong> sminuzzare il terreno e<br />

renderlo idoneo ad ospitare la coltura, attraverso attrezzi come frangizolle ed erpici. I concimi<br />

azotati vengono <strong>di</strong>stribuiti in parte all’impianto, in parte all’atto dell’ultima erpicatura ed il<br />

resto frazionato in tre successivi interventi: 1) alla fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione dell’apice fiorale<br />

(da vegetativo a riproduttivo); circa sessanta giorni dopo l’impianto o il risveglio; 2) in<br />

concomitanza con la ricalcatura dopo la scarducciatura e 3) subito dopo il taglio del capolino<br />

principale.<br />

L’impianto <strong>della</strong> carciofaie può essere attuato con ovoli, carducci, parti <strong>di</strong> ceppo, piantine<br />

ottenute da colture ‘in vitro’ e seme (achenio), in relazione alle varietà ed alle con<strong>di</strong>zioni<br />

climatiche (Bianco, 1990).<br />

La propagazione tramite ovoli è largamente utilizzata nelle regioni dove si pratica la<br />

forzatura (es. Sardegna). Gli ovoli sono porzioni legnose inserite sul rizoma, muniti sia da<br />

gemma apicale che <strong>di</strong> gemme laterali; presentano forma cilindrica, con altezza che può<br />

variare da 1-2 cm fino a 13-14 cm e <strong>di</strong>ametro compreso fra 1,0 e 3,5 cm. Alla ripresa<br />

vegetativa danno origine a carducci.<br />

Ogni pianta può portare sino a 20 ovoli, ma non tutti raggiungono le <strong>di</strong>mensioni ottimali per<br />

l’impiego. Gli ovoli vengono prelevati dal rizoma in estate da piante che sono entrate in<br />

riposo vegetativo nella tarda primavera. Se nel mese <strong>di</strong> maggio, a causa <strong>di</strong> particolari<br />

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