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universita' degli studi della tuscia facolta' di agraria ... - Unitus DSpace

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intraprese molte sperimentazioni per il miglioramento <strong>della</strong> tecnica <strong>di</strong> micropropagazione che<br />

è decisamente migliorata, anche se non del tutto risolta. Dei laboratori privati sono in grado <strong>di</strong><br />

immettere oggi sul mercato decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> piantine <strong>di</strong> carciofo micropropagate non solo<br />

come pianta madre ma anche per la produzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> capolini.<br />

Lo sviluppo delle tecniche <strong>di</strong> propagazione in vitro che, in Italia, sono state <strong>di</strong> fatto messe, a<br />

punto all’inizio <strong>degli</strong> anni ’80 presso i laboratori dell’ENEA, almeno nel caso delle varietà<br />

primaverili (Ancora, 1986), ha reso possibile la propagazione <strong>di</strong> materiale risanato,<br />

moltiplicare cloni selezionati e <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> carciofaie uniformi. La <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> piantine<br />

micropropagate, che tra l’altro presentano un rapido sviluppo in campo, ha consentito<br />

l’adozione <strong>di</strong> una tecnica agronomica che permette <strong>di</strong> entrare in produzione già nell’anno del<br />

trapianto delle piantine stesse (in tal modo è possibile un rapido ammortamento delle spese <strong>di</strong><br />

impianto <strong>della</strong> carciofaie) (Saccardo e Ancora, 1984). Al contrario, per le cultivar rifiorenti,<br />

l’impiego delle tecniche <strong>di</strong> coltura in vitro ha determinato la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> precocità nei cloni,<br />

fenomeno <strong>di</strong> fatto limitante per la produzione <strong>di</strong> piantine micropropagate. Questo fenomeno<br />

merita <strong>di</strong> essere adeguatamente <strong>stu<strong>di</strong></strong>ato sia per gli aspetti scientifici del problema<br />

(meccanismi <strong>di</strong> regolazione genica alla base <strong>della</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> precocità) che per i vantaggi<br />

pratici che potrebbero derivare dall’identificazione <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni per la propagazione in vitro,<br />

mantenendo le caratteristiche <strong>di</strong> precocità.<br />

La produzione <strong>di</strong> cv. tar<strong>di</strong>ve in vitro, realizzata ormai su scala industriale, ha <strong>di</strong>mostrato che è<br />

possibile produrre rapidamente gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> piantine ed ha risolto molti dei problemi<br />

legati alle tra<strong>di</strong>zionali tecniche <strong>di</strong> propagazione. Le piantine ottenute sono omogenee, esenti<br />

da patogeni, ad eccezione dei virus per i quali sono necessari interventi aggiuntivi specifici<br />

(es. termoterapia in vitro), ed è possibile rapidamente coltivare genotipi selezionati in un<br />

ambiente specifico. E’ tuttavia ancora necessario in<strong>di</strong>viduare o ottimizzare i substrati per la<br />

proliferazione in vitro e la ra<strong>di</strong>cazione, entrambi specifici per ogni cultivar. Va infine<br />

sottolineato che l’elevato costo delle piantine (€ 0,80 – 1,00 cad.) scoraggia gli agricoltori<br />

nell’impiego delle stesse per la costituzione <strong>di</strong> nuove carciofaie.<br />

Concludendo due sono gli aspetti principali <strong>della</strong> propagazione in vitro del materiale: il primo<br />

consiste nell’uso <strong>di</strong> piante micropropagate che riduce, almeno al 1° anno, i costi <strong>di</strong><br />

manodopera non essendo necessario il lavoro per la cura delle piante (spollonatura, pulitura,<br />

ecc); il secondo consiste nel fatto che le piante micropropagate (soprattutto cultivar <strong>di</strong><br />

“Romanesco”) entrano in produzione già nel 1° anno dal trapianto.<br />

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