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La verifica di storia<br />

Irene Mignani<br />

Ecco il trillo della campanella. Risuona nel corridoio vuoto, tra le<br />

pareti color salmone affumicato. Prolungato. Intenso. Vorrei fosse<br />

infinito, ma ha già smesso. Sono le dieci e la terza ora sta per iniziare.<br />

Stamattina ho la verifica scritta di storia. Maledetta verifica.<br />

Non ho studiato. Non so niente. Accidenti! Avrei dovuto svegliarmi<br />

alle quattro per ripassare, ma la sveglia mi ha abbandonato sul più<br />

bello. Quasi quasi torno a casa. Fingo di star male e me la do a<br />

gambe levate. Sì. E poi? Mamma mi toglie il cellulare per un mese<br />

intero. Di sicuro! Dunque dunque... Ma come mai non ricordo<br />

niente di tutto ciò? Napoleone: chi era costui? E questa citazione da<br />

dove arriva? Aspetta... forse Leopardi. O era Pascoli? Oh insomma!<br />

Cosa diavolo c’entra adesso la letteratura! Non devo distrarmi! Ma<br />

perché mentre la prof spiegava mandavo di nascosto sms alle mie<br />

amiche di pallavolo? Perché era più divertente, ovvio. Guarda quel<br />

secchione di Valle... ha riempito ogni spazio bianco disponibile sul<br />

foglio. Puh! Certo che perfino quello sfigato di Giacomo ha risposto<br />

ad alcune domande. Mentre io niente! E non mi sono nemmeno<br />

sprecata di farmi <strong>dei</strong> bigliettini... Ale! Ale! Dai! Fammi copiare qualcosa...<br />

Seee, ciao! Amiche amiche e poi, nel momento del bisogno,<br />

si girano dall’altra parte. È anche vero che mi ha passato tutti gli appunti<br />

di storia. Ma chi li ha letti? Uhm! Certo che il suo orologio<br />

nuovo è proprio carino. Originali gli strass blu. E guarda come brillano<br />

le lancette. Lancette? Oh cavolo! Ma che ore sono? Otto minuti<br />

alle undici. No no no! Non ho ancora scritto niente! Concentrati!<br />

Concentrati! «Profe! Profe! PROFE!» Sposto lo sguardo dalla<br />

finestra e mi rivolgo a Canale. «Che cosa c’è?» «Ci lascia ancora<br />

dieci minuti della prossima ora?» Allungo le gambe sul pavimento e<br />

mi stiracchio la schiena. Osservo i miei alunni, intenti a completare<br />

il loro test. «Ma sì, dai.» In fondo è così dolce essere dall’altra parte<br />

della cattedra e lasciarsi naufragare nel mare <strong>dei</strong> ricordi.<br />

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