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Il caffè delle cinque<br />
Enza Ferraro<br />
Sono le 17.00, spengo il computer, vado in bagno, sguardo fugace allo<br />
specchio e m’incammino. È da un mese che questo appuntamento<br />
riaccende in me sensazioni oramai assopite e quasi dimenticate. Finalmente<br />
ho incontrato qualcuno di speciale, sintonia particolare, ideali<br />
in comune. Non ci conosciamo bene, abbiamo scambiato quattro<br />
chiacchiere alle 17.00 di ogni mercoledì davanti a un caffè, eppure<br />
sono emozionata. Sarà la mia fantasia o la realtà, ma lui è diverso, è<br />
particolare e sento che abbiamo molto in comune. È da anni che non<br />
pensavo a qualcuno così. Ero convinta che non sarebbe più successo,<br />
eppure ora sta accadendo, di nuovo, trovare qualcuno simile eppure<br />
diverso, comunque speciale. Eccolo al bar, mani in tasca, sguardo malinconico<br />
e a volte timoroso che cambia quando incrocia il mio,<br />
splende e la sua bocca si apre in un sorriso. Sono immagini reali o<br />
frutto della mia fantasia? Non lo so, ma la sensazione è forte e per<br />
questo deve essere vera. Ci salutiamo con un po’ di imbarazzo, ci accomodiamo<br />
al tavolino e, con quell’approccio da adolescenti imbranati,<br />
iniziamo a parlare del tempo, delle vacanze, del lavoro, <strong>dei</strong> problemi<br />
italiani e <strong>dei</strong> nostri sogni. È un percorso lento e misterioso l’incontro<br />
fra un uomo e una donna, la capacità di conoscere e farsi conoscere,<br />
il coraggio di tentare. Abbiamo paura, ho paura. Siamo insicuri,<br />
sono insicura. Siamo lì e il resto non conta. Arrivano le 19.00, il<br />
barista si avvicina e ci avvisa che sta per chiudere. Ritorniamo nel<br />
mondo reale, ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo mercoledì<br />
alle 17.00. Passeggio verso casa e mi dico: “Non è da adulti<br />
comportarsi così, bisogna avere il coraggio di buttarsi, andare oltre e<br />
vedere se quello che sento è reale, se quello che immagino sia vero,<br />
devo ritrovare il coraggio di affrontare la possibilità di soffrire, ma anche<br />
di gioire. Sì, la prossima volta lo invito a cena. E se mi dice di no?<br />
Pazienza, il mio orgoglio sarà ferito, il mio cuore sarà spezzato ma l’attesa<br />
avrà fine. E forse questo è quello che mi fa più paura...”.<br />
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