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Viaggio in taxi<br />

Rossella Abate<br />

Solita telefonata. Attesa e nervosismo, perché il taxi è in ritardo e il<br />

treno non aspetta. E il biglietto non è stato fatto. Perché diavolo<br />

non arriva? Impreco contro il tassista e tutta la categoria. Poi do la<br />

colpa a me stessa perché avrei dovuto chiamare prima. Ma ora che<br />

faccio? Richiamo l’agenzia <strong>dei</strong> taxi. Non risponde nessuno, la tensione<br />

sale. Rispondono. Ci sono state altre chiamate, mi dicono.<br />

Non me ne frega niente, rispondo. Io penso alla mia chiamata e ai<br />

patti. Cinque minuti e cinque devono essere. E, mentre esprimo la<br />

mia arrabbiatura – «sono abbastanza incazzata» –, mi rendo conto<br />

che l’operatrice mi ha messo in attesa. Sto ascoltando la musichetta,<br />

quando sopraggiunge un’auto bianca. Metto giù. Salgo sul<br />

taxi. Ho solo dodici minuti per arrivare in stazione, fare il biglietto<br />

e salire in treno. Il tassista mi spiega che ha trovato la strada bloccata<br />

e ha dovuto fare il giro. Con chi me la prendo? Però sono incazzata<br />

e non ho voglia di fare conversazione, tanto meno di dirgli<br />

una frase di conforto. Tipo: «Non fa nulla, si figuri». Fa un’altra<br />

strada, più lunga. Fatico a trattenere un: «Ma dove va? Non sa che<br />

così perdo il treno?». Potrei incappare nella medesima strada bloccata<br />

che ne ha ritardato l’arrivo. Mentre fremo, guardo le piazze<br />

gremite, il cielo terso. È la zona più bella di Torino, con palazzi antichi<br />

e sontuosi. Osservo e mi consolo. Fino al primo semaforo<br />

rosso. Ovvio rosso. Altro semaforo rosso. Poi il terzo e il quarto.<br />

Tutti contro di me, oggi. Sbuffo sperando che il tipo si muova e<br />

che sul verde-giallo non si fermi per l’ennesima volta. Ma come<br />

faccio a dirglielo? È un ometto piccolo, con la barba bianca. Un<br />

Babbo Natale più giovane in formato bonsai. Finalmente arrivo in<br />

stazione, il tassista si accomiata con un: «Questo è il meglio che ho<br />

potuto fare». Visto che era buono? «Ora tocca a lei, provi!» In<br />

meno di tre minuti il biglietto è fatto e dal vetro della biglietteria<br />

scorgo il treno in partenza sul binario. No... è già arrivato! Corro,<br />

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