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Bip bip nella notte<br />

Massimiliano Gulli<br />

Bip bip mi alzo. Ho già impostato la sveglia fra un’ora. Nel cuore<br />

della notte quando tutto tace. Come raccontare un’ora? È breve ma<br />

anche lunga ed estenuante. A volte, è come viverne due di ore, una<br />

dentro all’altra. Altre volte una è parallela all’altra e in un gioco di<br />

specchi si moltiplica fino a tornare se stessa. Se continuo con questi<br />

pensieri non scriverò una sola riga. Ho messo pure la sveglia, sarebbe<br />

un peccato. Il bollitore borbotta. Un buon caffè è quello che<br />

ci vuole. Ne stavo proprio bevendo uno oggi, all’aperto, pensando<br />

quanto isolati ci si senta per i suoni che con la voce emettiamo e che<br />

chiamiamo linguaggio. Nel caos di bici che ti sfiora in questa città<br />

avvolta da una ragnatela di piste ciclabili, noto un operaio con la<br />

tuta arancione e due immensi scarponi da lavoro. È altissimo. L’aria<br />

alquanto minacciosa; scende dalla bici, la lega con cura, si mette in<br />

coda davanti al chiosco di patate fritte. È ora di pranzo! Mentre<br />

aspetta accarezza con la sua manona un cane, il solito che gironzola<br />

nei dintorni. Non so perché mi colpisca questa istantanea che automaticamente<br />

mi si materializza nella mente. Sarà la dolcezza di questo<br />

grosso olandese, sarà perché viviamo in un mondo accelerato... o<br />

questo cielo nordico, che sembra schiacciarci col peso delle sue nuvole,<br />

eppure una scena come questa riesce ancora a emozionarmi.<br />

Vorrei corrergli incontro, vorrei stringere la mano a tutti gli altri lì<br />

in coda e dire loro che sì c’è ancora speranza, che è una bella giornata<br />

e che anche se parliamo lingue diverse vogliamo tutti la stessa<br />

cosa. I pensieri sono uguali in tutte le lingue e a tutte le latitudini.<br />

Ho finito il caffè, ne verso ancora, torno razionale lì nel bar: un<br />

uomo accarezza un cane, tutto lì, senza bisogno di parole. Nel silenzio<br />

di questo angolo di città nella notte torno all’operaio che prima<br />

di addormentarsi si guarda la mano e pensa a quanto possa diventare<br />

insopportabile la solitudine anche nella propria terra. Ecco il<br />

bip, che avevo impostato solo un’ora fa.<br />

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