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A Erlangen, di venerdì, non si mangiava pesce<br />

Giacomo Inches<br />

A Erlangen, di venerdì, non si mangiava pesce ma si partecipava a<br />

Radiazione: calde voci italiane e squillanti risate tedesche che venivano<br />

«mixate» e poi scaricate da decine di anonimi ascoltatori. A<br />

Lugano il regionale arriva vibrando e accoglie cravatte allentate<br />

(brutti tempi per le banche) e borse gonfie di griffe e falso perbenismo.<br />

Salgo e poco possono le mie cuffiette contro i racconti di improbabili<br />

feste e avventure notturne delle proprietarie delle borse.<br />

La voce di Davide, che introduce un pezzo <strong>dei</strong> Pericolo Pubblico,<br />

mi riporta alla musica, lasciando le commesse ai prossimi regali di<br />

Natale. Mi tornano in mente le parole di Mostafa, collega iraniano,<br />

e i suoi occhi lucidi nel parlare della sua terra: niente Natale da<br />

loro e non solo per motivi religiosi (sembra che la situazione sia ancora<br />

peggiore di quanto descritto in Occidente). Penso a George,<br />

«mein Chef» americano e alle sue speranze politiche per le prossime<br />

elezioni («se vince quella lì, siamo tutti “fritti”»). Fuori dal finestrino<br />

il lago e, in lontananza, le luci del casinò. Nei molti rientri<br />

dalla Germania, erano come quelle di un faro sulla strada di casa, il<br />

posto «dove molti altri si recano per le vacanze», come suggeriva<br />

Martin. Avverto un po’ di nostalgia: il battito del cuore, il momento<br />

tanto atteso dopo tanta lontananza. Per un attimo torno ai<br />

marciapiedi bi-corsia (pedoni/bici) «germanici», ai mille volti <strong>dei</strong><br />

compagni di viaggio nei tragitti con la due ruote: il cinese Li, l’ambiguo<br />

Stefan, l’enigmatico Florian, il milanese Paolo, il monzese<br />

Ulisse, la polacca Emilka, Petr il ceco, Elena in visita. Sorrido amaramente.<br />

A Como non avrei il coraggio di pedalare. L’autostrada<br />

taglia il confine e la voce sintetica annuncia il capolinea: ho riposto<br />

le cuffiette, niente podcast fino alla prossima settimana! «Chiasso,<br />

stazione di Chiasso.» Nome azzeccato per un paese dove transitano<br />

migliaia di veicoli ogni giorno. Un bacio mi ridona il silenzio:<br />

«Cosa c’è per cena?». «È venerdì: pesce.»<br />

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