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Il menù<br />

Piero Angelo Scordari<br />

Cerco di capire il menù. Era sul tavolo. Non c’è luce. In silenzio<br />

impreco perché i miei occhiali da sole filtrano ogni cosa. In questa<br />

strada non ho trovato altro, non so quando mi potrò fermare ancora.<br />

Il viaggio mi attende. Intuisco solo delle scritte, piccole,<br />

troppo piccole e non vedo i prezzi, tocco il portafoglio, nella tasca<br />

la carta di credito è una presenza rassicurante. Posso pagare. Alto,<br />

magro, grigio. Il cameriere mi guarda – capisce che non ho capito.<br />

Io capisco che lui ha capito che non ho capito. Mi scusi, è che non<br />

riesco a leggere. Mi guarda. «Provi a togliersi gli occhiali da sole.» Il<br />

risultato non cambia – non sto lì a dirgli che sono da vista e che<br />

senza, la luce è sempre poca. «Oggi abbiamo Penne all’Incazzata e<br />

Pollo Sereno...» «Scusi?» «Sì, Penne all’Incazzata e Pollo Sereno.» «E<br />

cosa sarebbero?» «Guardi le Penne all’Incazzata sono fresche, sono<br />

quelle più richieste; vanno via subito, anche perché sono molto veloci<br />

da fare; sa, sono penne. Vanno fatte bollire in un brodo di delusioni<br />

e di bocciature, colate e poggiate su un letto di una incazzatura<br />

bruciante – e le nostre incazzature sono freschissime, stia tranquillo.»<br />

Silenzio. «Se invece preferisce, c’è il Pollo Sereno.» Silenzio<br />

scocciato. «Ci vuole un lungo procedimento, non sempre è disponibile<br />

e preferibilmente è almeno per due persone – il pollo deve<br />

cuocere a fuoco lento lento, indorarsi in un sugo di attese, di speranze<br />

e di illusioni, consumando tutto l’amaro, la cattiveria e la<br />

rabbia. Se ne conserva la pelle, che si ispessisce, diventa quasi una<br />

corazza e finalmente viene servito con un sorriso. Guardi che costa<br />

il doppio delle penne!». Alzo gli occhi dal tavolo e imbarazzato<br />

chiedo: «E da bere?».<br />

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