31.05.2013 Views

Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...

Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...

Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

1. <strong>Le</strong> fonti rinnovabili per la produzione <strong>di</strong> energia:<br />

il ruolo delle biomasse<br />

Mariassunta Galli - Laboratorio Land Lab, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa<br />

Silvia Pampana - Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Agro</strong>nomia e Gestione dell’<strong>Agro</strong>ecosistema, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Negli ultimi decenni la programmazione per<br />

l’approvvigionamento energetico ha evidenziato<br />

tendenze contrad<strong>di</strong>ttorie. Nonostante il ripetuto<br />

palesarsi degli effetti inquinanti e della prospettata<br />

esauribilità dei combustibili <strong>di</strong> origine fossile, l’attuale<br />

modello <strong>di</strong> sviluppo predominante si caratterizza<br />

per l’uso in<strong>di</strong>scriminato <strong>di</strong> queste risorse,<br />

instaurando rapporti <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza determinati<br />

dalla “inevitabile importazione <strong>di</strong> energia” necessaria<br />

per sod<strong>di</strong>sfare il consumo interno della maggior<br />

parte dei Paesi industrializzati. Solo in tempi<br />

recenti si è assistito a importati cambiamenti nelle<br />

politiche nazionali e internazionali, che hanno<br />

accolto la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere e ottimizzare<br />

l’uso delle fonti rinnovabili, anche attraverso un<br />

più razionale utilizzo delle risorse locali.<br />

A partire dai primi anni novanta, sia sul piano<br />

della ricerca che sul piano politico, si è registrato un<br />

crescente interesse verso le cosiddette new crops<br />

(<strong>colture</strong> alternative) e a questo cambiamento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo<br />

a livello comunitario ha sicuramente contribuito<br />

anche l’esigenza <strong>di</strong> contenere le eccedenze<br />

alimentari – determinatesi a seguito <strong>di</strong> una politica<br />

prevalentemente orientata alla produzione – e l’urgenza<br />

<strong>di</strong> garantire sul piano ambientale pratiche<br />

ecologicamente più rispettose, così come <strong>di</strong>chiarato<br />

dalla Riforma PAC del 1992 (Commissione Europea,<br />

1996). I processi decisionali in campo politico,<br />

economico e sociale hanno così iniziato a perseguire<br />

obiettivi comuni volti alla <strong>di</strong>versificazione degli<br />

assetti produttivi agroforestali convenzionali e alla<br />

definizione <strong>di</strong> nuovi modelli <strong>di</strong> sviluppo dei territori<br />

agricoli; al tempo stesso hanno preso avvio attività<br />

<strong>di</strong> ricerca applicate alle filiere no-food.<br />

Nel corso dell’ultimo decennio si è comunque<br />

sempre più consolidata una visione multifunzionale<br />

dell’agricoltura, formalmente riconosciuta come<br />

tale in occasione della Conferenza <strong>di</strong> Cork (1996)<br />

e in seguito accolta da Agenda 2000 (1999); tale<br />

multifunzionalità si manifesta tra l’altro attraverso:<br />

• la conservazione <strong>di</strong> pratiche atte a tutelare il<br />

paesaggio rurale e a mantenere le sistemazioni<br />

idraulico-agrarie, anche in territori pre<strong>di</strong>sposti<br />

a fenomeni <strong>di</strong> marginalizzazione;<br />

• la conversione verso modelli colturali a basso<br />

input, per l’adozione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> colturali integrati<br />

e biologici, ma anche grazie a orientamenti<br />

produttivi meno chimicizzati per la rusticità<br />

e per l’adattabilità delle specie;<br />

• produzioni con finalità non alimentari che permettono<br />

<strong>di</strong> derivare materie prime a sostituzione<br />

dei prodotti <strong>di</strong> sintesi e l’utilizzazione a tali<br />

fini dei sottoprodotti colturali e agroindustriali.<br />

<strong>Le</strong> <strong>colture</strong> energetiche giocano dunque – o<br />

possono giocare – un ruolo strategico <strong>di</strong> particolare<br />

rilievo nelle attuali politiche agricole, anche alla<br />

luce del fatto che le traiettorie <strong>di</strong> sviluppo da esse<br />

derivabili rappresentano una possibile alternativa<br />

alle produzioni agricole alimentari, per le quali<br />

sono preve<strong>di</strong>bili a breve situazioni assai complesse<br />

sul piano della competitività economica, soprattutto<br />

a causa dell’allargamento dei mercati e <strong>di</strong> una<br />

preve<strong>di</strong>bile minore protezione delle produzioni<br />

comunitarie. Considerazioni, queste, che naturalmente<br />

non possono prescindere dalla necessità <strong>di</strong><br />

garantire nel lungo periodo uno sviluppo compatibile<br />

anche sul piano ambientale. Da questo punto<br />

<strong>di</strong> vista le <strong>colture</strong> energetiche rappresentano a<br />

nostro avviso una valida opportunità, soprattutto<br />

se inserite in una gestione ottimizzata delle risorse<br />

a livello territoriale (resa tra l’altro possibile dall’acquisizione<br />

<strong>di</strong> dati in grado <strong>di</strong> caratterizzare i<br />

<strong>di</strong>versi comprensori sul piano sia agropedologico<br />

che socioeconomico), non <strong>di</strong>sgiunta dall’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> opportuni criteri <strong>di</strong> sostenibilità del<br />

costruendo processo produttivo.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!