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Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...

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54 QUADERNO ARSIA 6/2004<br />

regioni settentrionali, grazie anche ai primi tentativi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione intrapresi a seguito degli appositi<br />

finanziamenti previsti da alcune Regioni nei rispettivi<br />

piani <strong>di</strong> sviluppo rurale (ad esempio, Lombar<strong>di</strong>a,<br />

Piemonte, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Toscana<br />

ecc.).<br />

La specie più largamente impiegata in Italia è<br />

senz’altro il pioppo, dato che questo riesce a<br />

garantire buone produzioni <strong>di</strong> biomassa in vasti<br />

areali del nostro territorio senza risentire <strong>di</strong> particolari<br />

limitazioni termiche, come invece accade per<br />

l’eucalipto, o idriche come nel caso del salice.<br />

2.6 Pioppo (Populus spp.)<br />

Generalità - Origine,<br />

caratteri botanici e biologia<br />

Il genere Populus, della famiglia delle Salicaceae,<br />

conta circa 40 specie delle zone temperate<br />

dell’emisfero boreale, sud<strong>di</strong>vise in cinque sezioni<br />

secondo i loro caratteri morfologici e le possibilità<br />

<strong>di</strong> ibridazione: Turanga, <strong>Le</strong>uce, Aigeiros, Tacamahaca,<br />

<strong>Le</strong>ucoides. Di queste, due rivestono un<br />

interesse particolare per la pioppicoltura:<br />

• <strong>Le</strong>uce: vi appartengono i pioppi tremuli e il<br />

pioppo bianco, sud<strong>di</strong>visi in due sottosezioni. La<br />

sottosezione Trepidae include i pioppi tremuli<br />

che hanno areali molto settentrionali e montani,<br />

sono specie spiccatamente pioniere e rustiche,<br />

assolutamente incapaci <strong>di</strong> moltiplicarsi per<br />

talea, ma dotati <strong>di</strong> una forte produzione <strong>di</strong> polloni<br />

ra<strong>di</strong>cali; la sottosezione Albidae comprende<br />

soltanto la grande specie polimorfa del pioppo<br />

bianco (Populus alba). Si tratta <strong>di</strong> una pianta<br />

che a maturità raggiunge notevoli <strong>di</strong>mensioni,<br />

molto tollerante in fatto <strong>di</strong> suoli e che è in<br />

grado <strong>di</strong> emettere numerosi polloni ra<strong>di</strong>cali in<br />

particolare come risposta a fattori esterni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbo. La capacità <strong>di</strong> riprodursi o meno per<br />

talea legnosa è legata al singolo clone. Questa<br />

specie è meno utilizzata in coltura rispetto ad<br />

altre a causa della geometria meno regolare<br />

della chioma e dell’accrescimento giovanile non<br />

particolarmente rapido, anche se è caratterizzata<br />

da elevata resistenza ai parassiti.<br />

• Aigeiros: questa importantissima sezione include<br />

le specie <strong>di</strong> maggior rilievo tanto per la pioppicoltura<br />

tra<strong>di</strong>zionale che per la gestione come<br />

ceduo a turno breve. Vi appartengono il pioppo<br />

nero (P. nigra), il pioppo deltoides (P. deltoides)<br />

e la grande specie ibrida (P. x canadensis = P. x<br />

euramericana). Il pioppo nero, <strong>di</strong>ffuso in Europa<br />

e Asia, è molto comune anche in Italia e la<br />

15. Impianto <strong>di</strong> SRF <strong>di</strong> pioppo<br />

varietà “Italica” è la più <strong>di</strong>ffusa, soprattutto con<br />

fini ornamentali e <strong>di</strong> frangivento. Il P. deltoides è<br />

una specie nordamericana, caratterizzata da<br />

maggior rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> crescita ma, rispetto ai pioppi<br />

neri e agli ibri<strong>di</strong>, presenta maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cazione delle talee legnose. Gli ibri<strong>di</strong> delle<br />

due precedenti specie hanno dato origine a<br />

molti cloni che sono oggi, probabilmente, tra i<br />

più utilizzati nella pioppicoltura italiana.<br />

Questi due gruppi <strong>di</strong> pioppi sono accomunati<br />

dagli habitat che colonizzano, dato che sono <strong>di</strong>ffusi<br />

generalmente in depositi terrosi lasciati dalle<br />

esondazioni dei fiumi o formatisi per effetto delle<br />

frane e delle erosioni lungo le scarpate spondali;<br />

tale comportamento si contrappone a quello dei<br />

salici che invece, solitamente, occupano suoli<br />

ghiaiosi o ciottolosi decisamente più poveri.<br />

La corteccia ha un colore variabile, liscia da giovane<br />

e solcata nelle piante vecchie, il sistema ra<strong>di</strong>cale<br />

è superficiale e la maggior parte delle ra<strong>di</strong>ci si<br />

concentra nei primi 60-80 cm <strong>di</strong> suolo. <strong>Le</strong> foglie<br />

sono semplici, molto variabili nella forma, caduche<br />

e alterne. Sono piante <strong>di</strong>oiche: si <strong>di</strong>stinguono dunque<br />

esemplari che portano solo fiori maschili e altri

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