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Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...

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58 QUADERNO ARSIA 6/2004<br />

ogni caso necessario ricordare che la scelta va operata<br />

in funzione <strong>di</strong> alcuni parametri che rivestono<br />

particolare importanza, quali:<br />

• l’adattabilità alle particolari con<strong>di</strong>zioni agropedoclimatiche<br />

del sito <strong>di</strong> impianto;<br />

• la resistenza alle malattie fogliari, favorite dalla<br />

densità delle chiome che caratterizza i cedui a<br />

turno breve;<br />

• la capacità <strong>di</strong> ricaccio dopo la ceduazione;<br />

• la vigoria <strong>di</strong> accrescimento giovanile.<br />

In una prima fase delle esperienze sperimentali<br />

condotte in Toscana negli anni novanta furono<br />

selezionati cinque cloni registrati per la pioppicoltura<br />

tra<strong>di</strong>zionale:<br />

• Populus x euramericana “BL Costanzo” adatto<br />

ai suoli sciolti e freschi con pH subacido;<br />

• Populus x euramericana “Luisa Avanzo” e “Cima”<br />

capaci <strong>di</strong> tollerare anche suoli pesanti;<br />

• Populus deltoides “Lux” in grado <strong>di</strong> tollerare<br />

moderati stress idrici;<br />

• Populus alba “Villafranca” che presenta un minor<br />

grado <strong>di</strong> attecchimento delle talee, ma garantisce<br />

buone produttività nelle zone litoranee<br />

e una spiccata resistenza agli attacchi <strong>di</strong> Cryptothynchus<br />

lapathi (xilofago pericoloso per<br />

piante <strong>di</strong> 1-3 anni).<br />

<strong>Le</strong> prime prove <strong>di</strong> coltivazione <strong>di</strong> questo materiale<br />

impiegato come SRF evidenziarono le <strong>di</strong>screte<br />

attitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Populus deltoides “Lux”, Populus x<br />

euramericana “Luisa Avanzo” e “Cima”; in particolare<br />

“Lux” si <strong>di</strong>mostrò il più produttivo tra i<br />

cloni testati e fu da allora utilizzato nella maggior<br />

parte degli impianti sperimentali realizzati nelle<br />

pianure litoranee.<br />

Nel presente lavoro viene fornita una scheda<br />

dei cloni <strong>di</strong> pioppo iscritti al Registro Nazionale<br />

con le principali caratteristiche biologiche, tecniche<br />

e colturali (fig. 2.12). Per i cloni <strong>di</strong> più recente<br />

introduzione non è purtroppo al momento<br />

<strong>di</strong>sponibile una caratterizzazione dettagliata.<br />

Alcuni autori hanno anche saggiato l’opportunità<br />

<strong>di</strong> realizzare piantagioni miste <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi cloni<br />

<strong>di</strong> pioppo, soprattutto per ridurre i rischi fitosanitari<br />

legati all’uso <strong>di</strong> un solo clone su gran<strong>di</strong> superfici,<br />

ma è stato verificato che, proprio a causa dell’elevata<br />

densità degli impianti <strong>di</strong> SRF, i fenomeni <strong>di</strong> competizione<br />

sono molto precoci e portano rapidamente<br />

al deperimento dei cloni meno vigorosi. Gli<br />

impianti puri dei cloni ritenuti più idonei all’ambiente<br />

costituiscono dunque la soluzione migliore,<br />

magari realizzando a livello <strong>di</strong> azienda e/o <strong>di</strong> comprensorio<br />

coltivazioni “pure” <strong>di</strong> cloni <strong>di</strong>versi.<br />

Come in precedenza accennato, il materiale <strong>di</strong><br />

propagazione è costituito da talee o astoni prodotti<br />

in vivaio. <strong>Le</strong> talee sono sezioni <strong>di</strong> fusto della lunghezza<br />

<strong>di</strong> 20-30 cm e <strong>di</strong> almeno 10 mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro,<br />

mentre gli astoni sono fusti interi <strong>di</strong> almeno<br />

un anno o porzioni <strong>di</strong> fusto <strong>di</strong> lunghezza generalmente<br />

superiore al metro. La conservazione del<br />

materiale <strong>di</strong> cui sopra, da quando viene raccolto e<br />

preparato fino al suo impiego, avviene in celle frigorifere<br />

a una temperatura <strong>di</strong> 2 (±1)°C; per favorire<br />

una rapida ripresa vegetativa, talee e astoni<br />

devono essere idratati in acqua corrente per almeno<br />

48 ore prima della loro messa a <strong>di</strong>mora. Per<br />

l’impianto è possibile impiegare anche talee ra<strong>di</strong>cate<br />

in vivaio, che sicuramente presentano una maggior<br />

percentuale <strong>di</strong> attecchimento, ma il loro costo<br />

unitario è normalmente tanto superiore da far<br />

quasi sempre preferire l’impiego <strong>di</strong> talee tal quali<br />

(che nonostante tutto costituiscono la voce <strong>di</strong> costo<br />

più onerosa <strong>di</strong> tutto l’impianto).<br />

Adeguate esperienze sono state condotte anche<br />

in merito alla meccanizzazione delle operazioni <strong>di</strong><br />

messa a <strong>di</strong>mora delle talee alle densità desiderate;<br />

tutte le macchine trapiantatrici saggiate operano in<br />

modo relativamente simile, conficcando o interrando<br />

la talea perpen<strong>di</strong>colarmente al terreno per<br />

tutta la sua lunghezza.<br />

I risultati ottenuti dalle sperimentazioni condotte<br />

da Balsari hanno <strong>di</strong>mostrato la superiorità<br />

della Salix Maskiner (trapiantatrice specifica <strong>di</strong> fabbricazione<br />

svedese) capace <strong>di</strong> piantare 3.550 talee<br />

l’ora – seppur operando con un certo grado <strong>di</strong><br />

“maltrattamento” che va a <strong>di</strong>scapito della percentuale<br />

<strong>di</strong> talee attecchite (55,7%) – che la fanno preferire<br />

per impianti su gran<strong>di</strong> superfici (sopra i 7<br />

ettari) (Balsari et al., 2002). Di contro la trapiantatrice<br />

a cingolo normalmente usata nelle aziende<br />

vivaistiche è risultata migliore per la qualità del<br />

lavoro (attecchimento dell’83%) tanto che, per<br />

quanto abbia fatto registrare una produttività oraria<br />

inferiore (1.070 talee h -1 ), è da consigliarsi per<br />

piantagioni non eccessivamente estese.<br />

Relativamente all’impiego degli astoni interi<br />

messi a <strong>di</strong>mora orizzontalmente alla profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

5-10 cm, per il momento siamo soltanto in fase <strong>di</strong><br />

sperimentazione iniziale, tanto da non poter fornire<br />

risposte certe; i primi risultati sembrano comunque<br />

essere promettenti e il costo dell’impianto<br />

degli astoni interi, realizzato con i macchinari per<br />

la piantagione dei fusti <strong>di</strong> canna da zucchero,<br />

potrebbe risultare inferiore a quello delle talee.<br />

La messa a <strong>di</strong>mora delle talee o degli astoni<br />

avviene <strong>di</strong> norma a fine inverno-inizio primavera<br />

quando le temperature iniziano ad aumentare, ma

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