Le colture dedicate - Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro ...
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50 QUADERNO ARSIA 6/2004<br />
portano a una densità iniziale <strong>di</strong> fusti troppo bassa<br />
per circa un quadriennio. Per impiegare i fusti interi<br />
come materiale propagativo è comunque opportuno<br />
che abbiano due anni <strong>di</strong> età e che siano raccolti<br />
agli inizi dell’inverno (prima che i meristemi ascellari<br />
possano essere danneggiati dal freddo) defogliati<br />
e imme<strong>di</strong>atamente messi a <strong>di</strong>mora; può rivelarsi<br />
utile <strong>di</strong>sporre le canne in doppia fila nei solchi che<br />
verranno poi ricoperti e rullati per permettere una<br />
buona adesione dei fusti stessi con il terreno. Dato<br />
che la densità risultante è in questo caso più bassa <strong>di</strong><br />
circa un terzo rispetto a quella ottenuta con i rizomi<br />
e che i fusti hanno un costo estremamente minore,<br />
è consigliato realizzare impianti da fusti interi<br />
con una densità iniziale molto elevata adottando<br />
una <strong>di</strong>stanza interfila piuttosto ridotta.<br />
In passato l’operazione <strong>di</strong> messa a <strong>di</strong>mora del<br />
materiale <strong>di</strong> propagazione, tanto per i rizomi che<br />
per le sezioni <strong>di</strong> fusto, non poteva contare su adeguata<br />
meccanizzazione se non per l’apertura del<br />
solco e la successiva copertura dello stesso; oggi<br />
sembra possibile utilizzare per l’impianto del canneto<br />
gli stessi macchinari già sperimentati anche<br />
con il miscanto (cioè macchine piantatuberi derivate<br />
da quelle per la patata e altri prototipi specifici<br />
per rizomi), mentre nel caso dei fusti interi è<br />
possibile adattare le macchine trapiantatrici già utilizzate<br />
per la canna da zucchero. Queste ultime,<br />
infatti, in un solo passaggio aprono il solco, interrano<br />
i fusti interi, li ricoprono e rullano il terreno<br />
in modo tale da farli aderire al suolo per favorire la<br />
ra<strong>di</strong>cazione e l’attecchimento.<br />
Per quanto riguarda l’epoca ottimale <strong>di</strong> impianto<br />
del canneto, nel caso <strong>di</strong> impiego dei rizomi generalmente<br />
si interviene da febbraio a marzo, non<br />
appena le con<strong>di</strong>zioni del terreno lo consentono e<br />
nell’ambiente <strong>di</strong>minuiscono i rischi <strong>di</strong> gelate tar<strong>di</strong>ve.<br />
Nel caso dei fusti interi, invece, come in precedenza<br />
accennato, questi vanno piantati nel tardo autunno<br />
o comunque alla fine del periodo vegetativo della<br />
pianta e il più possibile prima delle gelate invernali.<br />
È noto come le popolazioni naturali <strong>di</strong> canna<br />
comune siano <strong>di</strong> norma molto dense, anche oltre i<br />
50 fusti m -2 , ma a tali valori si arriva facilmente nel<br />
tempo, grazie alla tendenza della pianta a colonizzare<br />
lo spazio <strong>di</strong>sponibile sviluppando i rizomi in<br />
ogni <strong>di</strong>rezione.<br />
Nell’impianto artificiale del canneto, considerando<br />
anche il costo del materiale <strong>di</strong> propagazione<br />
e della messa a <strong>di</strong>mora, è senz’altro opportuno cercare<br />
<strong>di</strong> limitare per quanto possibile le densità iniziali<br />
<strong>di</strong> impianto. Nelle sperimentazioni condotte<br />
in Veneto da Vecchiet è apparso evidente che densità<br />
<strong>di</strong> 12.500 piante ha -1 sono il livello <strong>di</strong> investi-<br />
mento iniziale che più sembra conciliare la produttività<br />
con la riduzione dei costi <strong>di</strong> impianto (Vecchiet,<br />
1994). Anche nelle prove condotte nella pianura<br />
pisana si è osservata nel tempo una maggiore<br />
produttività della coltura con densità iniziali piuttosto<br />
basse (<strong>di</strong> circa 2 piante m -2 ) mentre con investimenti<br />
superiori si registrano fenomeni competitivi<br />
intra-specifici <strong>di</strong> eccessiva entità.<br />
Per quanto riguarda la gestione dell’impianto,<br />
comunque, la bassa necessità <strong>di</strong> interventi sulla<br />
vegetazione durante il periodo vegetativo rende<br />
sostanzialmente inutile lasciare degli appositi spazi<br />
per il passaggio delle macchine all’interno dell’appezzamento;<br />
semmai con il passare degli anni e al<br />
fine <strong>di</strong> mantenere la produttività ad alti livelli,<br />
potrebbero essere necessarie operazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>radamento<br />
dei rizomi (che tra l’altro potrebbero essere<br />
effettuate in modo da poter riutilizzare i rizomi<br />
stessi per la realizzazione <strong>di</strong> nuovi impianti).<br />
Anche nel caso <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong> fusti interi <strong>di</strong> 4 m<br />
è stata adottata con successo un’interfila <strong>di</strong> 80 cm<br />
<strong>di</strong>sponendo nel solco una doppia fila <strong>di</strong> fusti sfalsata<br />
in modo tale da non far coincidere gli apici dei<br />
fusti paralleli; ciò a evitare le conseguenze della<br />
spiccata dominanza apicale che porterebbe a un<br />
ricaccio molto irregolare.<br />
Dalle ricerche sinora compiute non è stata<br />
riscontrata una risposta univoca della canna alla<br />
concimazione minerale; in alcune esperienze ancora<br />
in corso a Pisa sembra che la <strong>di</strong>stribuzione all’impianto<br />
<strong>di</strong> N-P-K (in ragione rispettivamente <strong>di</strong><br />
200-80-200 kg ha -1 ) abbia favorito l’attecchimento<br />
della coltura e un più rapido sviluppo dei rizomi,<br />
con <strong>di</strong>fferenze significative nelle produzioni <strong>di</strong> biomassa<br />
negli anni successivi rispetto alla coltura non<br />
concimata. Altri autori, invece, non hanno registrato<br />
una risposta altrettanto significativa alla concimazione<br />
minerale, azotata in particolare. E questo<br />
vale sia per esperienze condotte in impianti <strong>di</strong> età<br />
avanzata, con apparati ra<strong>di</strong>cali profon<strong>di</strong> e ben sviluppati,<br />
che per impianti <strong>di</strong> recente realizzazione; è<br />
del tutto evidente che la pur forte richiesta <strong>di</strong> azoto<br />
operata dalla coltura può aver trovato sod<strong>di</strong>sfazione<br />
sia nelle riserve che si sono accumulate nei suoli<br />
agricoli con le <strong>colture</strong> precedenti, sia nella naturale<br />
dotazione del terreno. Ipotizzando una produzione<br />
<strong>di</strong> 20 t s.s. ha -1 anno -1 , si dovrebbe in ogni caso<br />
tener conto della necessità <strong>di</strong> una reintegrazione al<br />
terreno <strong>di</strong> almeno 200 kg ha -1 <strong>di</strong> N, 250 kg ha -1 <strong>di</strong><br />
K 2 O e circa 120 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 .<br />
Grazie al rapido accrescimento e alla notevole<br />
massa fogliare che la caratterizza, la canna non presenta<br />
<strong>di</strong> norma problemi <strong>di</strong> infestanti dopo il secondo<br />
anno <strong>di</strong> impianto; nella fase iniziale, quan-