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Testo - Storia e Memoria

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VACLAV HAVEL<br />

Il potere dei senza potere : il manifesto del dissenso<br />

Scritto pochi mesi prima del suo arresto, avvenuto nel maggio del 1979, Havel in queste<br />

pagine formula la propria autodifesa e quella dei suoi amici, autodifesa che non potè esser da<br />

lui pronunciata davanti alla corte durante il processo, che si svolse a Praga nei giorni 22/23<br />

ottobre 1979. Havel fu condannato a quattro anni e mezzo di carcere. Nel mese di novembre<br />

l’editrice CSEO tradusse e pubblicò il manoscritto giunto clandestinamente in redazione. Si<br />

trattava del primo numero della collana CSEO outprints.<br />

Sintesi dell’opera<br />

Nel primo capitolo, che funge da prefazione al libro, Havel esordisce con un’espressione che<br />

intenzionalmente richiama il “Manifesto del partito comunista”:”Uno spettro s’aggira per l’Europa<br />

orientale: in occidente lo chiamano “dissenso”.<br />

Havel ritiene che il dissenso sia un fenomeno naturale, “non è piovuto dal cielo”, e che sia quindi<br />

una conseguenza della fase storica a lui contemporanea.<br />

Si pone quindi delle domande e si chiede che cosa siano i dissidenti, che ruolo abbiano nella società<br />

e se sia opportuno utilizzare il concetto di opposizione riferendosi alla loro azione: “Possono in<br />

definitiva cambiare qualcosa?”.<br />

Il sistema post totalitario<br />

Queste domande hanno una risposta se si analizza il carattere del potere che domina la situazione in<br />

cui questi “senza potere” operano. Il sistema di governo del suo paese può essere descritto come la<br />

dittatura di una burocrazia politica sopra una società livellata. Havel teme che “questa definizione<br />

finisca per confondere più di quanto chiarisca il reale carattere del potere in questo sistema”. Egli<br />

ritiene che il sistema in cui vive abbia bene poco in comune con la dittatura classica e ne evidenzia<br />

quindi le cinque differenze fondamentali:<br />

1) “Il sistema non ha un estensione limitata, ma è comune a tutto l immenso blocco di potere<br />

dominato da una delle due attuali superpotenze”.<br />

2)“Se è vero che elemento imprescindibile delle dittature classiche è la loro storica instabilità,<br />

questo non può essere affermato a proposito del nostro sistema”.Egli si riferisce ai movimenti<br />

operai e socialisti del XIX secolo che gli offrono un’ innegabile stabilità storica<br />

3) L’ideologia assume quasi la portata di una “religione secolarizzata”. Offre una risposta pronta<br />

all’uomo per qualsiasi domanda: “non la si può accettare parzialmente e l’abbracciarla segna<br />

profondamente l’esistenza umana”.<br />

Questa ideologia offre all’uomo errante “una casa” accessibile per la quale l’essere umano paga un<br />

alto prezzo: “l’abdicazione alla propria ragione, alla propria coscienza, e alla propria<br />

responsabilità”.<br />

4)“All’immagine tradizionale della dittatura appartiene necessariamente l’elemento di una<br />

determinata improvvisazione”. La maggior parte dei meccanismi del potere non è saldamente<br />

fissata e c’è molto spazio per il caso e l’arbitrio disordinato. Invece lo sviluppo del sistema in URSS<br />

e nei paesi dell’Europa orientale ha creato dei meccanismi così perfetti ed elaborati di<br />

manipolazione diretta e indiretta dell’intera società, che rappresentano oggi una qualità<br />

radicalmente nuova della base “fisica” del potere e la loro efficacia è rafforzata dalla proprietà di<br />

stato e dalla gestione centralizzata di tutti i mezzi di produzione.<br />

5) “Il blocco sovietico non costituisce più una sorta di enclave, isolato dal resto del mondo<br />

civilizzato e immune dai processi da cui viene investito , anzi ne è parte integrante e ne condivide e<br />

concrea il destino globale”. In questo modo nella nostra società prende inesorabilmente il<br />

sopravvento la stessa gerarchia di valori di vita che caratterizza i paesi avanzati dell’occidente.<br />

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