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Testo - Storia e Memoria

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domiciliari) e mandarono avanti attività parallele e manifestazioni alle quali la popolazione, spinta<br />

da uno spirito patriottico eccezionale, partecipò in gran numero, grazie anche al costante appoggio<br />

della chiesa. Anche in campo economico lo “stato d'assedio” militare proposto dal generale<br />

Jaruzelski fu un completo fiasco.<br />

La “normalizzazione” bloccata<br />

Dal 1985 in poi la Polonia conobbe un periodo di relativa tranquillità. La fine dello “stato di guerra”<br />

e la tentata normalizzazione avevano fatto uscire il paese dalla crisi politica in cui era caduto.<br />

Nonostante la sua sopravvivenza clandestina, Solidarnosc non riusciva a concretizzare un nuovo<br />

programma d’azione. La clandestinità aveva causato divisioni interne e la perdita di molti affiliati.<br />

Inoltre a capo dell'organizzazione c'erano ora nuovi personaggi, appartenenti a una nuova<br />

generazione più decisa e radicale. Il movimento di dissidenza si era decisamente ramificato, così<br />

che questo pluralismo politico aveva portato alla fine di quel movimento consensuale unitario che<br />

era stata la Solidarnosc prima dello stato d’assedio.<br />

Dall'altro lato però, coloro che non riuscirono ad inserirsi nelle attività politiche clandestine e<br />

contrari allo stato di cose che si era venuto a creare in Polonia, decisero di emigrare (quasi<br />

600mila) o ripiegarono sulla vita familiare o privata.<br />

“Alla fine del decennio, i tratti salienti del paesaggio sociale del paese erano l’apatia e la<br />

rilassatezza, la demoralizzazione la apoliticizzazione” 49<br />

Questi fattori portarono a una situazione di apatia e demoralizzazione diffusa tra buona parte della<br />

società polacca, caratterizzata dall'unico obbiettivo di trovare prosperità economica ed indifferente<br />

alle lotte per la libertà dal comunismo. Si aspettava quindi che questa fascia della popolazione<br />

capisse che il motivo delle sue sofferenze era il regime, poiché erano le masse la chiave di questa<br />

rivoluzione. I primi tentativi di cambiamento che si videro a partire dal 1986 sono quindi da<br />

attribuire a questi fattori interni e non all'effetto Gorbacev (che intanto stava diffondendo il suo<br />

cauto riformismo, subito seguito da Jaruzelski in Polonia).<br />

POLONI , OVVERO LA RIVOLUZIONE STANCA<br />

La sequenza della rivoluzione polacca ha inizio il 30 novembre 1988, con una dibattito televisivo<br />

tra Walesa ed il capo del sindacato del regime. L'obiettivo del regime era quello di testare le<br />

capacità del vecchio leader e di dimostrare a tutto il popolo che non era più all'altezza del suo<br />

incarico. L'esito del dibattito fu però differente: “la prestazione di Walesa, preparata dai suoi<br />

consiglieri, fu davvero brillante” 50 . “Ancora una volta vi trovavano conferma non solo il talento<br />

mediatico dell’uomo di Danzica, ma soprattutto la determinazione e la maturità dell’opposizione” 51 .<br />

Walesa fu ottimamente aiutato da alcuni intellettuali tra cui Mazowiecki, il futuro primo ministro<br />

polacco e il regista Wajda. In Polonia infatti la caratteristica dell'opposizione fu l'incontro tra la<br />

classe operaia e l'intellighenzia, che erano divisa in diversi gruppi. La situazione era comunque<br />

molto difficile, perchè si trattava di riprendere i negoziati dopo un periodo di dura repressione e di<br />

stato d'assedio. La popolazione avrebbe dovuto abbandonare la logica della lotta e accettare quella<br />

del negoziato. Cambiare mentalità era molto difficile, soprattutto se era necessario scendere a<br />

compromesso con un potere odiato. In questa situazione era difficile accontentarsi di un semplice<br />

compromesso. Il popolo infatti interpretò gli accordi a cui si giunse come un segno di cedimento di<br />

fronte al potere.<br />

Il 6 febbraio 1989 iniziarono i lavori della Tavola rotonda. La responsabilità della mancata<br />

convocazione di questo incontro nel 1988 era da attribuire al primo ministro Rakoswki, che volle<br />

provare a superare la crisi economica senza chiedere l'appoggio del sindacato. Fallendo nel suo<br />

intento, fu costretto ad accettare questo incontro. Dopo due mesi di complicate trattative, si giunse<br />

49 F.Fejtò.op.cit.p.137<br />

50 Ivi p.207<br />

51 Ibidem<br />

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