Testo - Storia e Memoria
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quale è lo stato d’assedio. La chiesa sarà intransigente su un particolare punto: la salvezza della vita<br />
umana e l’evitare lo spargimento di sangue. Non c’è valore più grande della vita umana. Il seguace<br />
di Cristo farà di tutto, si esporrà a insulti e pregherà scalzo in ginocchio affinché nessun polacco<br />
cominci una dura battaglia.<br />
CSEO Numero 168/169 - Gennaio/ Febbraio 1982<br />
Basta con Solidarnosc!<br />
Discorso pronunciato in televisione dal generale Jaruzelski la mattina del 13 dicembre.<br />
La mattina del 13 dicembre il generale pronuncia un discorso che spiega ai polacchi perché e in che<br />
modo il potere ha deciso di ristabilire l’ordine. Egli si rivolge alla popolazione spiegando come la<br />
Repubblica popolare polacca sia sull’orlo dell’abisso. Il clima di conflitto, di odio, gli scioperi, le<br />
proteste, il terrorismo si allarga in tutto il paese. Si è vicini alla catastrofe nazionale. Egli cerca di<br />
dare motivazioni sul perché si sia giunti a tanto. La direzione di Solidarnosc è venuta meno agli<br />
accordi e il consiglio di Stato ha introdotto lo stato d’assedio che durerà fin tanto che non tornerà a<br />
regnare la legalità. Sono stati internati estremisti del Solidarnosc e le persone sulle quali gravano<br />
pesanti responsabilità. Ci si rivolge agli alleati del patto di Varsavia rassicurandoli che persisterà nel<br />
tempo e a tutti i cittadini affinché non cessino di lottare per il bene della loro patria.<br />
CSEO Numero 168/169 - Gennaio-febbraio 1982<br />
I nuovi martiri del lavoro<br />
Riflessioni di Tischner sul martirio di Santo Stefano e degli operai polacchi<br />
L’ autore di “ etica della solidarietà” paragona la morte del primo martire cristiano a quella delle<br />
vittime di oggi. Tutte le disfatte subite dalle nazioni e dalla politica possono, senza esagerazione,<br />
trasformare la nostra tristezza nel più disperato abbattimento. Hegel disse “..quando guardiamo alla<br />
storia come a un campo di battaglia sul quale sono state immolate la felicità dei popoli, la saggezza<br />
degli stati e le virtù degli individui, alla nostra mente si affaccia irresistibile la domanda: A chi, in<br />
nome di quale fine ultimo sono stati offerti questi terribili sacrifici?”. Il sacrifico di Santo Stefano<br />
però fu diverso. La storia non parla di lui non perché egli soffrì troppo, ma egli apre le porte a tutti<br />
gli altri martiri. Soltanto con santo Stefano ha inizio il corso della storia del cristianesimo come<br />
storia dell’eroismo non soltanto divino, ma anche umano. Il martirio cessa di essere un comune<br />
supplizio quando diventa occasione per una compassione, ma soprattutto una sorgente di speranza. I<br />
martiri non muoiono disperatamente e neanche affinché altri possano morire come loro. Al<br />
contrario ciò che interessa al martire è che gli altri non debbano più morire. Santo Stefano è il primo<br />
martire della fede in un Dio che è venuto sulla terra per salvare ogni uomo sia esso ebreo o greco.<br />
Santo Stefano muore come vittima immolata all’idea dell’universalismo cristiano. La sua morte fa<br />
si che questa idea divenga sempre più evidente e trasparente. Degli uomini sono morti sul posto di<br />
lavoro, i nostri martiri d’oggi sono martiri del lavoro. Ciò che è vivo e nuovo deve affrontare<br />
diverse prove: siamo testimoni di un processo nel quale il lavoro umano diventa uno dei luoghi<br />
principali sacri della Polonia. In Polonia oggi c’è più santità di quanta ce ne fosse ieri. Il lavoro<br />
polacco ha svelato il suo nuovo volto.<br />
CSEO Numero 168/169 – Gennaio/Febbraio 1982<br />
Questo potere divide la Nazione<br />
Omelia pronunciata dal Primate Glemp per la festa dell’Epifania nella cattedrale di San<br />
Giovanni a Varsavia<br />
Il primate Glemp il 7/1/1982 pronuncia un’omelia nella quale auspica un universalismo evangelico,<br />
una solidarietà fra gli uomini. Egli ringrazia gli stati che si sono mostrati caritatevoli, inviando aiuti<br />
e mostrando amore per il prossimo. Ricorda le pene alle quali la Polonia è stata sottoposta: lo stato<br />
d’assedio, lo stato d’internamento di molte persone e il licenziamento dal lavoro per motivi<br />
ideologici. Conclude l’omelia esortando gli uomini a conservare la speranza poiché il processo di<br />
rinnovamento è iniziato e, anche se lungo e difficile, esso è destinato a realizzarsi.<br />
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