Testo - Storia e Memoria
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La Polonia<br />
dagli scioperi del 1976 al crollo dell’89<br />
SOLIDARNOSC, O MIRACOLO INTERROTTO<br />
Fuori stagione<br />
È interessante notare come il processo di liberazione della Polonia sia stato provocato non tanto dal<br />
periodo di crisi che attraversava l'URSS, quanto da un insieme di fattori e cambiamenti favorevoli<br />
all’interno. In Polonia il Partito Comunista si era è indebolito a causa della crisi del consenso<br />
sociale che si era espresso in continue lotte operaie. Altro fattore rilevante fu un'alleanza stipulata<br />
tra operai ed intellettuali, che sono laici, ex-comunisti, cattolici. A questo va aggiunta l'elezione di<br />
Karol Wojtyla nel 1978, che divenne il primo papa polacco.<br />
Nel 1970 in Polonia ci fu un cambiamento ai vertici del partito comunista e venne eletto Gierek, un<br />
uomo che ambiva ad instaurare in Polonia un nuovo corso. Dal 1970 al 1975 la Polonia conobbe un<br />
periodo di stabilità politica e decollo economico. Nel 1970 ci furono rivolte operaie sul mar Baltico.<br />
Questi scioperi evidenziarono la fragilità del partito (Partito Operaio Unitario Polacco) che non<br />
riusciva a trovare il consenso della sua base operaia. A questo punto Gierek cercò di trovare una<br />
soluzione, migliorando la vita della popolazione fornendo beni materiali e facendo credere ai<br />
polacchi che stava iniziando una nuova era. L'altro obiettivo di Gierek era "un fortissimo rilancio<br />
degli investimenti, destinato a rinnovare le infrastrutture industriali, ad aumentare la produzione ed<br />
inserire l'economia polacca nel mercato mondiale" (slogan: “Costruiremo una nuova Polonia”) 39 .<br />
Essendo però la Polonia uno stato molto povero, gli investimenti dovevano per forza essere forniti<br />
da prestiti di paesi dell'Occidente, che Gierek pensava di restituire con i proventi dell'esportazione<br />
della produzione polacca. Questa politica finanziaria dà ragione a Gierek fino a metà degli anni '70<br />
in un contesto finanziario internazionale favorevole (abbondanza di capitali ed tassi d'interesse<br />
bassi) e l'economia era anche favorita “dal disgelo delle relazioni tra Est-Ovest” 40 .<br />
Per ottenere i prestiti dagli stati occidentali, la Polonia doveva apparire uno stato prettamente<br />
“liberale”: a questo proposito Gierek ammorbidisce la repressione.<br />
Questo progetto si rivelò fallimentare, perchè nel 1973 si verificò la prima crisi petrolifera che<br />
comportò gravi conseguenze all'industria occidentale. Infatti aumentarono i prezzi,la produzione<br />
rimase invenduta con conseguente saturazione dei mercati. Quindi i prodotti industriali polacchi<br />
non poterono più essere venduti e la Polonia si indebitò, non riuscendo a risanare i debiti contratti in<br />
precedenza. Il progetto di modernizzazione fallì e l'industria polacca ripiegò quindi sui settori<br />
tradizionali (metallurgia, cantieri navali e sfruttamento dei giacimenti di carbone), decisione che si<br />
ripercuotè sulla classe operaia, costretta a lavorare in condizioni insopportabili.<br />
Contemporaneamente la Polonia doveva dare all'URSS una sorta di tributo economico e materiale,<br />
a causa della sua subordinazione a Mosca.<br />
All'origine della crisi ci sono quindi errori di politica economica, ma anche abusi di potere collegati<br />
all'economia dirigista del regime. La classe dirigente viveva nel lusso ed in più la sua corruzione è<br />
testimoniata da fenomeni di nepotismo e favoritismo. Come conseguenza a questo stato di profonda<br />
crisi economica, scoppiò una protesta simile alle precedenti, anche se più solida e organizzata.<br />
In Polonia nel 1976 ci furono scioperi e manifestazioni a Radom e Ursus, che vennero repressi con<br />
grande violenza. A questi gesti gli operai insorsero nuovamente e addirittura danno fuoco alla sede<br />
del partito comunista.<br />
In seguito a questa reazione, per la prima volta gli intellettuali si interessarono alle rivolte operaie.<br />
Essi inoltre erano contrari al governo di Gierek, a causa di alcuni emendamenti costituzionali da lui<br />
39 Francois Fejto, La fine delle democrazie popolari, L’Europa orientale dopo la rivoluzione del 1989, Arnoldo<br />
Mondatori, Milano 1994, p.122<br />
40 Ibidem<br />
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