La coscienza dello sfruttamento è perciò una coscienza di tipo etico, una specie di autocoscienza morale dell’uomo. La ribellione contro lo sfruttamento di conseguenza è un dovere fondamentale della coscienza, perché lo sfruttamento pone il problema della dignità dell’uomo. Socialismo Il socialismo, prima di diventare una teoria dello sviluppo sociale, fu una proposta etica fatta agli uomini. Al socialismo interessa creare oggettive condizioni di possibilità dello sviluppo della fratellanza tra gli uomini. Secondo le teorie socialiste, ciò che è oggettivo deve venire prima di ciò che è soggettivo, perché “l’essere sociale determina la coscienza”. Ma il socialismo, in Polonia e nei paesi dell’Est, non è qualcosa di monolitico, vi è un socialismo aperto e un socialismo chiuso, per i quali la concezione dello sfruttamento e la questione dello sciopero si pone in modo diverso. A conclusione l’autore pone un confronto tra l’ethos del socialismo e l’ethos cristiano. Avversario Essere in pace con la propria coscienza è particolarmente difficile quando si incontra un avversario. Si è tentati, in questi casi, di ricorrere alla violenza e alla paura, ma la coscienza opera diversamente. Tischner scrive: “vorrei paragonare il lavorio della coscienza all’attività del piantare alberi. Un uomo pianta un albero. Uno, due, tre, molti alberi. Dagli alberi si forma un bosco. C’è il bosco. Il bosco esiste, dura. La realtà del bosco non può essere cancellata. Chiunque passerà da lì dovrà tener conto dell’esistenza degli alberi. Il viandante riposerà all’ombra del bosco, il pittore dipingerà un quadro, il cacciatore andrà in cerca di selvaggina. La coscienza pianta dei boschi. La solidarietà è un enorme bosco piantato dalle coscienze ridestate. Ciascuno deve fare i conti con questa realtà. Essa è come la terra che abbiamo sotto i piedi”. Questo bosco è la più grande ricchezza della Nazione e come i boschi lottano contro i loro nemici crescendo, allo stesso modo la solidarietà delle coscienze deve lottare contro l’avversario diventando sempre più coscienza e sempre più solidarietà. Il grido della solidarietà delle coscienze non è forte, ma attira l’attenzione della Nazione senza ricorrere alla paura. Come si colloca in questo contesto il problema dello sciopero? Cosa è lo sciopero in relazione alla solidarietà delle coscienze? Lo sciopero ha in Polonia (e nei paesi del socialismo reale) un senso diverso dallo sciopero nei paesi capitalisti. 1)E’ una protesta contro lo sfruttamento morale del lavoro e la coscienza dello sfruttamento morale del lavoro raggiunge l’apice nel momento in cui i lavoratori scoprono di lavorare senza un senso. Lo sciopero appare quindi come l’unica attività che abbia un senso. Da questo nasce la sofferenza e inizia la protesta. L’inizio della protesta, tuttavia, non è ancora lo scoppio della protesta, poiché scoppia quando succede qualcosa di particolare che fa esplodere la rabbia degli uomini. I lavoratori, allora, non possono restare sordi a questo grido e decidono di fare qualcosa. Così nasce la comunità delle coscienze e partecipare allo sciopero diventa un atto morale, dettato dai precetti dell’etica del lavoro. L’uomo, solo in questo modo, riacquista la propria dignità. 2)Al tempo stesso, nei momenti di sciopero si forma un nuovo rapporto del lavoratore verso il suo posto di lavoro. Gli uomini diventano veramente padroni delle loro fabbriche ed esigono che vengano usate in modo appropriato, perché le fabbriche appartengono a coloro che le hanno bagnate del proprio sudore, del proprio sangue. Il lavoro conferisce un diritto di proprietà per l’uomo che vuole “dare” e che per questo incomincia ad “avere”. Come il bosco che non solo assorbe i succhi nutritivi della terra, ma trasforma anche la terra rendendola propizia alla propria crescita, così la fabbrica grazie al lavoro diventa fabbrica dei lavoratori. 3) Lo sciopero, che è un’attività che ha senso quando il lavoro è diventato privo di senso, rivela alcune verità fondamentali sull’uomo lavoratore. La prima verità consiste nel fatto che è il lavoratore che crea il lavoro col conferirgli il senso che gli è proprio. Il lavoratore pone l’autorità politica, dalla quale dipende il sistema globale del lavoro, di fronte ad una decisione capitale: se veramente vuole essere tale, deve servire la logica del lavoro. Lo sciopero mostra anche 48
chiaramente a chi appartengono le fabbriche. “La forza principale dello sciopero non consiste nel fatto che esso non si pone in opposizione a qualcuno, ma nel fatto che lo sciopero è un agire con un senso in un mondo che ha perduto il senso”. 49