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Testo - Storia e Memoria

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CSEO N° 117 MAGGIO 1977<br />

Belgrado amara (Editoriale)<br />

CSEO N° 122 NOVEMBRE 1977<br />

Il nuovo dialogo (Editoriale)<br />

CSEO N° 123 DICEMBRE 1977<br />

Faraone e piramidi (Editoriale)<br />

Presentiamo qui di seguito questi tre editoriali per il loro contenuto unitario.<br />

Gli occhi con cui la gente guarda a Belgrado (giornalisti, poliziotti, diplomatici, uomini della strada)<br />

sono diversi ed hanno fini e scopi diversi.<br />

Solo a quelli della vera Chiesa, non cioè quelli dei prelati collaborazionisti, è stata data la possibilità<br />

di conoscere chi è veramente l’uomo e quali sono i suoi diritti.<br />

Quello che è successo tra Helsinki e Belgrado 34 è qualcosa di più della semplice forma di dissenso<br />

ai vecchi regimi comunisti, perché coloro che combattono per il movimento per la difesa dei diritti<br />

dell’uomo esprimono una “volontà, un coraggio e una intelligenza: il discernimento di ciò che è<br />

essenziale per l’uomo e la decisione di difenderlo”.<br />

All’interno di questo coraggio e di questa intelligenza è presente la Chiesa, nella quale “la memoria<br />

di ciò che l’uomo è vive nell’esperienza della fede e nella pratica della comunione”.<br />

L’unico problema per la Chiesa è quella della sua riforma, cioè il suo continuo rinnovamento, che<br />

non è mai in un moto di adattamento alla mentalità del mondo, ma nel ritorno alle origini.<br />

A Belgrado siedono gli uomini più potenti della terra, i rappresentanti del capitalismo e “di un<br />

mondo che continua a ripetere antiche parole di umanità di cui però ha perduto il senso”.<br />

Per questo motivo Belgrado viene definita amara, ma non inutile ai fini della causa dei dissidenti,<br />

perché i potenti devono guardare la realtà e fare i conti con questi uomini che non fanno parte “della<br />

classe operai o forza lavoro socialista o capitalista”, ma sono soggetti di una reale vita umana, sono<br />

uomini che si rapportano con il mondo e pensano, parlano, si esprimono e tentano di vivere in<br />

libertà: “libertà dalla schiavitù del potere, ma soprattutto libertà per la costruzione della propria<br />

verità umana.”<br />

La parola dissenso viene identificata negli oppositori allo stalinismo e così non coglie il significato<br />

globale del movimento contro i regimi socialisti del secondo dopo guerra.<br />

Questa volta l’ideologia non può sopprimere con la violenza questi uomini, perché “la lotta per i<br />

diritti civili si inspira ad una concezione della dignità dell’uomo, del valore della vita umana, della<br />

34 Dal luglio 1973 al luglio 1975 si svolsero (a Helsinki e Ginevra) le trattative per l'elaborazione dell'Atto finale di<br />

Helsinki, sottoscritto dai Capi di Stato e di Governo dei 35 Paesi il 1 agosto 1975. A questo insieme di riunioni venne<br />

dato il nome di Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE). Gli Stati firmatari dell'Atto Finale<br />

furono tutti i Paesi europei, esclusa l'Albania (sottoscritto nel 1990), e comprese le due Germanie, la Santa Sede e il<br />

Principato di Monaco, nonché gli Stati Uniti d'America e il Canada. L'Atto Finale si divide in tre sezioni, che<br />

raggruppano le principali questioni in oggetto dei negoziati dei tre anni precedenti: sicurezza; cooperazione economica,<br />

scientifica, tecnica e ambientale; diritti umani. Esso non costituisce un accordo internazionale vero e proprio e, pertanto,<br />

non è stato oggetto, così come i documenti finali dei successivi vertici di Parigi del 1990 e di Helsinki del 1992, di<br />

ratifica da parte dei singoli Parlamenti nazionali.<br />

A Belgrado, dal 4 ottobre 1977 al 9 marzo 1978, conformemente alle disposizioni dell'Atto Finale relative ai seguiti<br />

della Conferenza, si sono incontrati i rappresentanti degli Stati partecipanti alla Conferenza sulla Sicurezza e la<br />

Cooperazione in Europa , designati dai Ministri degli Affari Esteri.<br />

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