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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 104<br />
LUPO<br />
no naturalmente, a costo di violare il loro spazio personale. Amava<br />
sentire l’altro anche solo attraverso una stretta di mano. Da quello,<br />
penso, riusciva a capire chi stava dalla sua parte e chi no. Di chi poteva<br />
fidarsi e chi, prima o poi, lo avrebbe tradito. Tutti quegli anni di<br />
detenzione e isolamento trascorsi lontano dai suoi affetti e da qualunque<br />
tipo di calore umano hanno sicuramente acutizzato il suo modo<br />
di essere. Lo notavo quando andavamo a trovarlo al supercarcere<br />
di Parkhurst: <strong>in</strong> quelle ore non ci mollava un attimo. Potevamo anche<br />
smettere per qualche m<strong>in</strong>uto di parlare, ma l’abbraccio o la stretta<br />
tra le sue mani e le nostre non doveva mancare mai.<br />
Era un sentimento assolutamente reciproco, perché anche noi avevamo<br />
bisogno di toccarlo e sentirlo vic<strong>in</strong>o, di imprimere a fuoco nella<br />
memoria del cuore quelle sensazioni perché non le avremmo rivissute<br />
per tanto, troppo tempo.<br />
Ogni volta, al term<strong>in</strong>e del colloquio, ci piantava gli occhi addosso con<br />
uno sguardo più chiaro di mille parole.<br />
“Già andate?”.<br />
Sapeva benissimo quanto potevano durare le nostre visite e, ogni volta,<br />
quegli occhi riuscivano a togliermi le poche forze che mi tenevano<br />
<strong>in</strong> piedi. La sofferenza profonda che leggevo <strong>in</strong> quei momenti nello<br />
sguardo di mio figlio lacerava tutto il mio mondo, come una lama<br />
rovente nella carne viva.<br />
“Voglio sentire il calore di una mano”, ci ripeté quando gli chiedemmo<br />
il perché della traduttrice. Così la ragazza restò seduta lì, accanto<br />
a lui, la mano nella sua, per l’<strong>in</strong>tera durata del processo. Al momento<br />
della sentenza, quando il giudice Robert Lymbery pronunciò la<br />
condanna a 22 anni di carcere, la giovane <strong>in</strong>terprete sbiancò e si girò<br />
verso Valerio guardandolo sbigottita.<br />
“It’s ok, don’t worry it’s ok”. “Va tutto bene”, gli sorrise lui, “non ti<br />
preoccupare, va tutto bene”.<br />
In quegli attimi di estrema tensione aveva trovato <strong>in</strong> sé perf<strong>in</strong>o la forza<br />
per rassicurare l’unica persona che <strong>in</strong> quel momento lo stava con-<br />
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