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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 147<br />
glio appartenuto a Valerio e scritto col normografo. Lo<br />
esam<strong>in</strong>arono per più di tre ore. Poi se ne andarono, portando<br />
via il documento. A casa dei miei tornò per un attimo<br />
la tranquillità, ma non sapevano ancora che nel frattempo<br />
io e mio marito eravamo stati prelevati e portati a<br />
Roma.<br />
La Dia suonò al nostro campanello che non erano nemmeno<br />
le 5 del matt<strong>in</strong>o.<br />
“Dovete venire con noi”, ci dissero.<br />
“Che succede? Dove sono mia madre e mio padre?”, chiesi<br />
allarmata.<br />
“Stia tranquilla, sono con i nostri uom<strong>in</strong>i, a nostra disposizione.<br />
Ma voi dovete seguirci. È importante”.<br />
A quel punto ci vestimmo di corsa, sistemammo le bamb<strong>in</strong>e<br />
e andammo con loro. Anche perché non avevamo<br />
scelta.<br />
Ci caricarono su un’auto civetta e ci portarono a Roma.<br />
Il viaggio fu alluc<strong>in</strong>ante. Non ho mai corso tanto <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a<br />
nemmeno con mio fratello!<br />
L’auto sulla quale viaggiavamo non aveva lampeggianti né<br />
sirene, ma era come se tutti ci riconoscessero a vista perché<br />
al nostro passaggio facevano largo, nemmeno stesse<br />
passando un’ambulanza <strong>in</strong> codice rosso. Ci accorgemmo<br />
solo dopo un po’ che l’agente seduto sul sedile del passeggero<br />
a ogni <strong>in</strong>crocio sollevava leggermente sopra al<br />
cruscotto una specie di paletta. E quello, evidentemente,<br />
era il segnale per lasciarci andare e non arrestarci tutti<br />
per aver attraversato l’autostrada e il centro di Roma a<br />
folle velocità.<br />
Entrati nel cuore della città, ci fecero accucciare sul sedile<br />
e tutte quelle precauzioni non facevano altro che aumentare<br />
l’ansia. L’aria era pesante e l’atteggiamento de-<br />
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