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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 85<br />

LA LATITANZA LONDINESE<br />

Il 31 dicembre 1985 Valerio fugge dal tribunale di Ascoli dopo un rocambolesco<br />

<strong>in</strong>seguimento e scappa <strong>in</strong> Inghilterra. Sapevamo che<br />

aveva <strong>in</strong> mente qualcosa ma capimmo di cosa si trattava solo a cose<br />

fatte: quando ci telefonò da Londra, il giorno dopo.<br />

Alba torna con i ricordi ai mesi della latitanza lond<strong>in</strong>ese<br />

str<strong>in</strong>gendo tra le mani le rarissime foto scattate <strong>in</strong> quelle<br />

settimane vissute dal figlio nella clandest<strong>in</strong>ità.<br />

Valerio ogni tanto ci chiamava, ma immag<strong>in</strong>ando che il telefono di<br />

casa fosse <strong>in</strong>tercettato non restavamo mai troppo <strong>in</strong> comunicazione.<br />

Rividi mio figlio, a Londra, dopo circa 6 mesi, nel luglio del 1986. In<br />

quello che fu il primo viaggio da “genitori di un latitante”. E per questo,<br />

per me, estremamente angosciante.<br />

Con Marcello partimmo da Ascoli a notte fonda. Arrivati a San Benedetto<br />

“imboscammo” alla meglio l’auto <strong>in</strong> centro e raggiungemmo la<br />

stazione ferroviaria attenti che nessuno ci stesse seguendo. Salimmo<br />

su un treno diretto a Rim<strong>in</strong>i e qui prendemmo una co<strong>in</strong>cidenza per la<br />

Svizzera. Durante tutto il viaggio mio marito riuscì a dormire, mentre<br />

io restai sdraiata con gli occhi spalancati. Non riposai nemmeno per<br />

un m<strong>in</strong>uto.<br />

Avevo paura per noi e per Valerio. Mio figlio mi mancava da morire e<br />

non vedevo l’ora di abbracciarlo. Ma nello stesso tempo temevo che<br />

ci avessero seguito e che stessimo portando la polizia dritta al suo<br />

nascondiglio.<br />

Era una situazione talmente lontana dal mio modo di vivere da lasciarmi<br />

attonita. Mi guardavo cont<strong>in</strong>uamente <strong>in</strong>torno senza avere<br />

nemmeno il coraggio di uscire dal nostro scompartimento per andare<br />

<strong>in</strong> bagno. Ogni volto, ogni sguardo che <strong>in</strong>crociavo mi metteva an-<br />

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