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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 33<br />

IL FORTE MALATESTA<br />

Negli anni ’70 ad Ascoli non c’era ancora il supercarcere<br />

di Mar<strong>in</strong>o del Tronto, quello che negli ultimi decenni del<br />

secolo scorso ha tenuto reclusi i grossi calibri della mafia,<br />

della camorra e delle Br. C’era il Forte Malatesta, l’imponente<br />

costruzione <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o bianco che si staglia<br />

sul torrente Castellano e che cattura lo sguardo quando<br />

si arriva <strong>in</strong> città dall’<strong>in</strong>gresso orientale. Oggi il Forte è<br />

stato ristrutturato e tras<strong>formato</strong> <strong>in</strong> Museo dell’Alto Medioevo,<br />

ma per molti decenni è stato utilizzato come carcere<br />

giudiziario. Al suo <strong>in</strong>terno sono ancora presenti le<br />

porte orig<strong>in</strong>ali delle celle <strong>in</strong> cui erano r<strong>in</strong>chiusi i detenuti,<br />

gli anelli <strong>in</strong> ferro a cui venivano agganciate le catene e<br />

il piccolo cortile dest<strong>in</strong>ato all’ora d’aria.<br />

“Sapere che Valerio era r<strong>in</strong>chiuso là dentro mi toglieva il<br />

respiro”, racconta Alba. “Era solo un ragazzo. Aveva sbagliato,<br />

ma non era l’unico <strong>in</strong> quel periodo. Forse se quei<br />

giorni di custodia non li avesse trascorsi al Forte...”.<br />

Oggi per i m<strong>in</strong>orenni c’è un’attenzione diversa. Per Valerio le porte del<br />

carcere si sono aperte a 16 anni ed è stata una delle esperienze più<br />

dure della sua vita. Direi che quella più di altre ha segnato il suo dest<strong>in</strong>o.<br />

Di notte andavamo a “trovarlo”. Al Forte Malatesta, più che f<strong>in</strong>estre<br />

ci sono feritoie. Le chiamavamo “bocche di lupo”. Le celle erano piccolissime<br />

e tra i vetri e le sbarre che davano sull’esterno c’era tutto<br />

lo spessore delle mura castellane. Non sapevamo se lui poteva vederci,<br />

ma durante i colloqui era riuscito a <strong>in</strong>dicarci la posizione <strong>in</strong> cui si<br />

trovava: esattamente <strong>in</strong> direzione di via Tranquilli. Allora, appena faceva<br />

buio andavamo sulle sponde del Castellano e urlavamo il suo<br />

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