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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 158<br />
LUPO<br />
Valerio nel “bollare” le persone era unico: nel suo giro<br />
c’era un nomignolo per tutti. Affettuoso, scherzoso o di<br />
semplice presa per il culo. Ma che quasi mai veniva<br />
smentito dalla vittima.<br />
Sì, mi chiamava “testa calda” perché ero molto ist<strong>in</strong>tivo e s<strong>in</strong>ceramente<br />
<strong>in</strong> quel periodo, uno dei peggiori della mia vita, non aveva tutti<br />
i torti!<br />
Ho conosciuto Valerio nel 1994. Arrivavo dal carcere di Ariano Irp<strong>in</strong>o e<br />
dovevo ancora affrontare i processi per mafia. Ero diventato da poco<br />
collaboratore di giustizia, ma non riuscivo ad accettare la nuova situazione.<br />
Sono stato l’ultimo ad aver scelto quella strada e l’ho fatto solo<br />
perché non c’era altro da fare. Molti pentiti della Scu mi accusavano di<br />
una dec<strong>in</strong>a di omicidi. Ed erano tutti boss. La mia posizione processuale<br />
stava precipitando. Non potevo restare a guardare mentre mi massacravano.<br />
Allora ho seguito il consiglio del mio avvocato e ho accettato<br />
di collaborare, anche se <strong>in</strong> realtà ho solo confessato i reati che avevo<br />
commesso. Comunque non c’ho dormito per settimane.<br />
Ricordo il giorno <strong>in</strong> cui feci <strong>in</strong>gresso per la prima volta nella sezione<br />
<strong>in</strong> cui era r<strong>in</strong>chiuso anche Valerio, a San Donato. I detenuti sapevano<br />
del mio arrivo e quelli che conoscevo mi aspettarono davanti al cancello<br />
d’<strong>in</strong>gresso. Salutai tutti con una stretta di mano e un abbraccio.<br />
Valerio <strong>in</strong> quel momento era nella sua cella e lo <strong>in</strong>contrai solo<br />
qualche ora dopo. Me lo presentarono gli altri.<br />
Una forte stretta di mano da parte di entrambi e poche parole di circostanza<br />
nel nostro primo <strong>in</strong>contro.<br />
Lui era stato trasferito a Pescara da Campobasso qualche mese prima.<br />
Lo osservavo e vedevo che stava sempre per conto suo. Non parlava<br />
con nessuno, mangiava da solo. Non capivo perché. Allora un<br />
giorno mi sono avvic<strong>in</strong>ato al suo tavolo e gli ho chiesto se voleva<br />
pranzare con noi. Lui mi ha risposto <strong>in</strong> modo molto garbato: “Ti r<strong>in</strong>grazio,<br />
ma mangio cose particolari…”.<br />
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