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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 86<br />

LUPO<br />

goscia: come se tutti potessero capire da un momento all’altro che<br />

non eravamo due viaggiatori qualsiasi. Nonostante questo il tempo<br />

passò velocemente lasciando <strong>in</strong> fretta alle nostre spalle cent<strong>in</strong>aia di<br />

chilometri di b<strong>in</strong>ari.<br />

L’alba arrivò presto <strong>in</strong>sieme a una luce che diventava più accecante<br />

mano a mano che le ore del giorno si sommavano alla stanchezza. Mi<br />

sistemai vic<strong>in</strong>o al f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o e <strong>in</strong> lontananza notai una bandiera. Svegliai<br />

subito Marcello: “Guarda, siamo <strong>in</strong> Svizzera!”.<br />

Nemmeno due ore più tardi avevamo superato anche il conf<strong>in</strong>e francese<br />

e nel primo pomeriggio arrivammo a Parigi. Scendemmo a Gare<br />

de Lyon da dove prendemmo il treno che ci avrebbe portato a Boulogne.<br />

Restammo a Parigi qualche ora, ma senza alcun entusiasmo. Sapevo<br />

che lì abitavano i miei parenti, quelli della nuova famiglia che mio<br />

padre si era creato <strong>in</strong> Francia. E tutto mi appariva nauseante. Diedi<br />

appena uno sguardo alla Torre Eiffel, per pura curiosità e per poterlo<br />

raccontare. Ma non provai alcuna emozione.<br />

A Boulogne ci imbarcammo sul traghetto e attraversammo il canale<br />

della Manica diretti a Dover. Qui prendemmo un treno locale che ci<br />

portò direttamente a Victoria Station: f<strong>in</strong>almente eravamo arrivati a<br />

Londra.<br />

Non ero mai stata <strong>in</strong> Inghilterra e l’ambiente mi sorprese subito. Victoria<br />

Station mi apparve immensa. C’erano negozi e corridoi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti e<br />

un gran numero di persone che correvano <strong>in</strong> ogni direzione.<br />

Valerio aveva detto che avrebbe mandato una persona a prenderci. Ci<br />

guardammo <strong>in</strong>torno ma non vedemmo nessuno <strong>in</strong> attesa, mentre la<br />

stanchezza <strong>in</strong>iziava a farsi sentire. Passammo una dec<strong>in</strong>a di m<strong>in</strong>uti<br />

scandagliando i volti di tutti quelli che si avvic<strong>in</strong>avano, cercando<br />

sempre di non dare troppo nell’occhio. Eravamo partiti da Ascoli vestiti<br />

<strong>in</strong> modo assolutamente anonimo, con jeans e scarpette da tennis.<br />

Proprio come due turisti qualsiasi. Sulle spalle una sacca con i<br />

vestiti, <strong>in</strong> testa un solo pensiero: riabbracciare nostro figlio.<br />

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