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LUPO 24_9_2012:Layout 1 24/09/12 12.44 Pag<strong>in</strong>a 98<br />

LUPO<br />

bre, diretta a Brixton, il supercarcere lond<strong>in</strong>ese <strong>in</strong> cui mio figlio era<br />

stato r<strong>in</strong>chiuso dopo qualche giorno passato al penitenziario di W<strong>in</strong>chester.<br />

Brixton era notoriamente il carcere più duro di tutto il Regno<br />

Unito e per Valerio quello fu il periodo peggiore di tutta la sua vita detentiva.<br />

Le condizioni igieniche erano talmente scarse e il trattamento così <strong>in</strong>fernale<br />

da <strong>in</strong>durre mio figlio a <strong>in</strong>iziare uno sciopero della fame. Valerio<br />

<strong>in</strong> quei giorni scrisse a tutti, perf<strong>in</strong>o alla Reg<strong>in</strong>a, per denunciare<br />

le condizioni disumane <strong>in</strong> cui si trovavano a vivere i detenuti. E poco<br />

dopo, per fortuna, fu trasferito a Wight. Di quel primo viaggio ricordo<br />

l’angoscia della solitud<strong>in</strong>e e la paura nel dovere affrontare un’esperienza<br />

del genere senza avere a fianco mio marito.<br />

Brixton era ciò che di più angosciante e deprimente si possa immag<strong>in</strong>are.<br />

Cancelli su cancelli e perquisizioni a non f<strong>in</strong>ire. E poi Valerio<br />

che era diventato l’ombra di se stesso. La prima volta che rividi mio<br />

figlio, dopo l’arresto, stentavo a riconoscerlo.<br />

“Ma che ti è successo?”, gli domandai, cercando di rimandare <strong>in</strong>dietro<br />

le lacrime, “Sei <strong>in</strong>grassato?”.<br />

“No, mà. È che qui il cibo è immangiabile, ma dopo un po’ lo butti giù<br />

per forza perché non hai nient’altro”.<br />

Valerio mi appariva <strong>in</strong>grassato, mentre <strong>in</strong>vece si era semplicemente<br />

dilatato. Erano bastati due mesi per fargli cambiare completamente<br />

aspetto. Mi raccontò che gli davano da mangiare una specie<br />

di sbobba e nell’unico, grande piatto mettevano <strong>in</strong>sieme m<strong>in</strong>estra,<br />

quel che sembrava carne e una poltiglia dall’aspetto e dal sapore<br />

<strong>in</strong>decifrabile.<br />

Insieme a Karen, una delle sue amiche, compravo qualche porzione di<br />

lasagne <strong>in</strong> un ristorant<strong>in</strong>o italiano che si trovava vic<strong>in</strong>o al carcere e<br />

gliele portavo. Ma durò poco, perché a un certo punto, dopo aver trovato<br />

coca<strong>in</strong>a <strong>in</strong> uno dei piatti che alcuni familiari avevano portato a<br />

un detenuto, la direzione impedì a chiunque di <strong>in</strong>trodurre cibi cotti all’<strong>in</strong>terno<br />

del penitenziario.<br />

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