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"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista

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allungò nell'aria in una striscia d'oro tutta formicolante <strong>di</strong> atomi.<br />

Una parte del Cristo crocefisso si <strong>di</strong>segnò scura su quella striscia<br />

gloriosa.<br />

– Gloria Patri. et Filio, et Spiritui Sancto...<br />

Tutta la turba si piegava in un raccoglimento e la gran voce<br />

dell'organo rispondendo dominava il canto rauco del prete.<br />

L'ombra era accresciuta dal contrasto del sole nel coro; cresceva<br />

il tepore alimentato dai fiati dei genuflessi, un tepore pesante<br />

che persuadeva la sonnolenza, che abbatteva li spiriti nella<br />

contemplazione inerte del <strong>di</strong>o.<br />

– Domine exau<strong>di</strong> orationem meam.<br />

Io e Giacinta eravamo stretti l'uno contro l'altra, Una specie<br />

<strong>di</strong> affievolimento cominciava a prendermi, un calore intenso mi<br />

saliva alla faccia; aveva una sensazione strana <strong>di</strong> tutto<br />

quell'agglomeramento <strong>di</strong> uomini sopra cui passava l'onda della<br />

preghiera, nell'ombra rotta dai bagliori tremoli dell'altare. Io<br />

pure credevo; e dalla mia fede <strong>di</strong> fanciullo i suoni dell'organo<br />

sacri e l'odore dolce che emanava da Giacinta suscitavano <strong>delle</strong><br />

visioni confuse, <strong>delle</strong> visioni infinite, <strong>di</strong> mezzo a cui, non so<br />

perché, fiorivano certi ricor<strong>di</strong> vaghi della prima infanzia; il<br />

ricordo, per esempio, <strong>di</strong> tanti gigli dai gran<strong>di</strong> calici argentei che<br />

mi assopirono co 'l profumo una sera <strong>di</strong> giugno nella stanza <strong>di</strong><br />

mia sorella; il ricordo <strong>di</strong> un grappolo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> che io feci cadere<br />

con una canna dalla grondaia, una mattina <strong>di</strong> primavera, per<br />

rubare le piccole ova perlate alle ron<strong>di</strong>ni covanti.<br />

– Oremus te, Domine, per merita Sanctorum tuorum...<br />

E li accor<strong>di</strong> dell'organo misero un lungo fremito su tutte le<br />

teste. Giacinta s'inchinò. Io la tenevo per la mano. Ella era più<br />

alta <strong>di</strong> me; io le appoggiavo leggermente il mio capo su la<br />

spalla. Io non so quel che ella sentisse; ma la mia era una<br />

sensazione pura e mite; era un languore che mi saliva a poco a<br />

poco le vene, era quasi una tenerezza che mi vinceva l'anima e<br />

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