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"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista

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Francesca, abbracciandola alle ginocchia in un impeto <strong>di</strong> gioia,<br />

con un arancio stretto in ciascuna mano. Ella le si arrampicò,<br />

parve, sino ai fianchi, con un'agilità <strong>di</strong> scoiattolo, e le si strinse<br />

al collo mettendole nel viso l'alito che odorava <strong>delle</strong> frutta<br />

succhiate.<br />

– Vuoi li aranci?<br />

Andarono così nella sala rossa; sedettero alla cena che Eva<br />

riempì del suo clamore, <strong>delle</strong> sue piccole grazie <strong>di</strong> bimba golosa.<br />

Ella, nella sua inconsapevolezza, faceva da complice.<br />

– Oh mamma, sbucciami l'arancio.<br />

La mamma ficcò nella scorza fragrante le unghie fini e<br />

rosee per aprirla: e le <strong>di</strong>ta le si inumi<strong>di</strong>vano del succo premuto e<br />

nelle unghie le restava una lieve colorazione d'oro. Eva<br />

guardava con una ingor<strong>di</strong>gia <strong>di</strong> rosicante famelico. Quando il<br />

frutto fu nudo, ella fece il sacrificio <strong>di</strong> uno spicchio alla mamma<br />

e a Gustavo.<br />

– Questa metà per uno – <strong>di</strong>sse gravemente. – Mor<strong>di</strong>,<br />

mamma.<br />

Francesca franse con i denti la metà dello spicchio,<br />

sorridendo.<br />

– Pren<strong>di</strong> tu ora.<br />

Gustavo prese tra le labbra l'altra metà; ebbe una<br />

sensazione deliziosa.<br />

Nella sala c'era quel tepore emanante dalla vaporazione dei<br />

cibi cal<strong>di</strong>, quel tepore che mette nel sangue una pigrizia, una<br />

beatitu<strong>di</strong>ne inerte, dopo il pasto. La luce scendeva placida dal<br />

globo pendulo <strong>di</strong> porcellana.<br />

Gustavo si alzò, andando verso la finestra ad aprire.<br />

– Che luna meravigliosa! – esclamò: poiché in lui, che<br />

aveva quasi nulla mangiato, la sentimentalità <strong>di</strong> amante novello<br />

ora a quell'albore si commoveva.<br />

Francesca ebbe un moto <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o: l'aria fredda entrava a<br />

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