"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista
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aveva fiorito un giorno. Cesare in braccio a quel piacere si<br />
abbandonava con tutto l'impeto oblioso <strong>delle</strong> nature represse;<br />
egli se la vedeva sempre <strong>di</strong>nanzi quella bella e perversa maliarda<br />
a cui la gengiva vermiglia si scopriva sempre nel riso e nel<br />
sorriso; egli se la vedeva sorgere tra gl'immani candelabri <strong>di</strong><br />
noce scolpito, tra i seggioloni stemmati, tra li specchi appannati<br />
e macchiati, sotto i baldacchini rigati d'oro, sotto le portiere<br />
pesanti, in mezzo a tutte quelle cose morte; da per tutto, erta e<br />
procace e sfidante.<br />
Galatea sentiva quell'anelito nuovo; col meraviglioso<br />
istinto che a lei dava il morbo, aveva indovinato.<br />
– Fammi morire! fammi morire! – ripeteva ella fra i<br />
singulti, gittata come uno straccio <strong>di</strong>nanzi all'effige della madre,<br />
guardando con li occhi stravolti dallo spasimo quel velo muto, là<br />
giù, nella stanza lontana. – Fammi morire!<br />
Ma al fine Vinca partì: il marito la voleva. Fu una partenza<br />
improvvisa, in una mattina fredda e grigia <strong>di</strong> ottobre.<br />
– Ad<strong>di</strong>o, Galatea. Ad<strong>di</strong>o, Conte. Ad<strong>di</strong>o, Cesare.<br />
Ella non era triste; ella era solo un po' pallida, a traverso il<br />
velo nero. Baciò Galatea tante volte; tese la mano a Cesare che<br />
stava lì ritto senza parlare.<br />
– Ci rivedremo a primavera – gridò ancora affacciando la<br />
testa allo sportello della carrozza, agitando le <strong>di</strong>ta. E il trotto dei<br />
cavalli si perse pel viale, sotto le robinie che si accasciavano<br />
nella grande umi<strong>di</strong>tà nebbiosa.<br />
Allora Galatea sentì un sollievo dolce penetrarle a poco a<br />
poco nell'anima; sentì li antichi silenzi ri<strong>di</strong>scendere lenti e<br />
solenni a regnare su la casa; sentì co 'l sollievo anche uno<br />
sfinimento placido ove la sua povera vita si estingueva come<br />
sommergendosi. Erano i giorni limpi<strong>di</strong> e tepi<strong>di</strong> dell' estate <strong>di</strong><br />
San Martino: un velo <strong>di</strong> sopore aleggiava su la campagna<br />
godente in quelli ultimi abbracci del sole.<br />
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