"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista
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Era la men<strong>di</strong>cante malata; io la riconobbi con un brivido <strong>di</strong><br />
ribrezzo, perché ella non aveva più il fazzoletto che la coprisse:<br />
appariva un cranio deforme, pieno <strong>di</strong> rosicchiature simile a un<br />
teschio <strong>di</strong>ssotterrato dove ancora rimanesse qualche ciocca <strong>di</strong><br />
capelli grigi e qualche avanzo <strong>di</strong> cotenna rossiccia. E quel cranio<br />
veniva innanzi su 'l pavimento, sospinto dal corpo che le palme<br />
<strong>delle</strong> mani e le ginocchia sorreggevano.<br />
– Tre ducati! tre ducati e mezzo!<br />
La men<strong>di</strong>cante faceva tante croci con la lingua su i mattoni,<br />
in gloria <strong>di</strong> Maria; voleva andare sino ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Maria; voleva<br />
essere degna <strong>di</strong> baciarle il lembo della veste. Raccoglieva le<br />
forze, contraendosi, puntando le <strong>di</strong>ta dei pie<strong>di</strong> scalzi. Dai due<br />
lati del solco la gente guardava con l'in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> chi è<br />
avvezzo a uno spettacolo <strong>di</strong> orrore. Ma sopraggiunse un uomo<br />
alto, vestito <strong>di</strong> una cappa turchina, con un gran naso adunco,<br />
iroso; percosse col piede la men<strong>di</strong>cante, la rialzò brutalmente da<br />
terra, la trascinò fuori della porta: – Via! via!<br />
– Tre ducati e mezzo! quattro ducati!<br />
L'incanto era finito. Dietro la sacrestia cominciò a squillare<br />
il campanello; poi, d'un tratto, un grande scoppio <strong>di</strong> campane in<br />
alto fece tremare la chiesa dalle fondamenta. E i primi stendar<strong>di</strong><br />
si mossero orizzontali, uscirono all'aria, si raddrizzarono e<br />
sventolarono; erano due stendar<strong>di</strong> violacei con le trine d'argento.<br />
Din don! <strong>di</strong>n don! Si mossero gl'incappati azzurri, con i ceri<br />
accesi, a due a due, in fila.<br />
Din don, <strong>di</strong>n don dan! Si mosse un terzo stendardo,<br />
altissimo, <strong>di</strong> scarlatto cupo orlato d'oro, con una palla d'oro in<br />
cima all'asta. Din don dan! Si mosse il Cristo gigantesco,<br />
inchiodato su la croce, tutto chiazzato <strong>di</strong> lividure e <strong>di</strong> sangue,<br />
portato su la bocca dello stomaco da un uomo mambruto<br />
sorretto da due altri ai lati.<br />
Din don, don don! Gli strumenti d'ottone cominciarono una<br />
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