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"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista

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stanze, muoveva le se<strong>di</strong>e, morsicchiava dei fiori, beveva <strong>di</strong> un<br />

fiato de' gran<strong>di</strong> bicchieri d'acqua, si guardava nello specchio, si<br />

affacciava alla finestra, si abbatteva a traverso il letto, sfogava in<br />

mille mo<strong>di</strong> l'irrequietu<strong>di</strong>ne, l'esuberanza della vitalità sensuale.<br />

Tutto il suo corpo, nel tar<strong>di</strong>vo fermento della verginità, si era<br />

arricchito ed espanto; era come una <strong>di</strong> quelle sanguigne fioriture<br />

autunnali che la pianta esplode al sentirsi da un'ultima corrente<br />

<strong>di</strong> forza vegetativa investir le ra<strong>di</strong>ci quasi morte nel letargo del<br />

terreno. Tutti i pori del suo corpo esalavano, irra<strong>di</strong>avano la<br />

voluttà mal contenuta; in tutti i suoi gesti, in tutti i suoi<br />

atteggiamenti, in tutti i suoi minimi moti uno spontaneo fascino<br />

afro<strong>di</strong>siaco, una procacità involontaria e inconscia si esplicava<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla presenza <strong>di</strong> un uomo. Ella era tutta<br />

sàtura <strong>di</strong> desio; le fibrille giallognole <strong>delle</strong> sue iri<strong>di</strong>, <strong>di</strong>latandosi,<br />

sprizzavano bagliori; il labbro inferiore, tormentato dalle<br />

morsicchiature, sporgeva umido e vermiglio; pe 'l collo salivano<br />

le trame glauche <strong>delle</strong> vene e nei movimenti repentini talora<br />

certi gruppi <strong>di</strong> nervi guizzavano. La sua testa non era bella, non<br />

aveva la quadratura vigorosa, lo splendore olivastro <strong>di</strong> certe<br />

razze d'Abruzzo, quelle pure linee del naso e del mento<br />

svolgentesi grecamente nella latina ampiezza della faccia. Ma<br />

ella, inconsapevole, sotto la goffaggine <strong>delle</strong> vesti grigie, sotto<br />

la cascaggine <strong>delle</strong> pieghe incomposte, celava una magnificenza<br />

statuaria <strong>di</strong> torso e <strong>di</strong> gambe.<br />

Erano i primi giorni <strong>di</strong> giugno: sorgeva l'estate dalla<br />

primavera, come da un campo d'erbe un àloe. Tra il mare e il<br />

fiume tutto il paese <strong>di</strong> Pescara godeva nella ventilazione salina e<br />

nel refrigerio fluviale, come <strong>di</strong>stendendo le braccia verso quei<br />

naturali confini d'acqua amara e d'acqua dolce. Salivano alla<br />

stanza <strong>di</strong> Giuliana allora le blan<strong>di</strong>zie della temperie; insetti<br />

luci<strong>di</strong> urtavano ai vetri e rimbalzavano come una gran<strong>di</strong>ne d'oro.<br />

Giuliana, se era sola, provava un bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stendersi, <strong>di</strong><br />

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