"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista
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sensazione del ribrezzo che l'aveva scossa; mentre, <strong>di</strong>nanzi alla<br />
felicità crescente del mattino primaverile, un rimpianto amaro, il<br />
rimpianto <strong>di</strong> qualche cosa d'irrime<strong>di</strong>abile, singhiozzava in lei.<br />
Tutto era finito; ella era vecchia, ella doveva dunque morire. E<br />
la stanchezza seguitava ad invaderla; uno smarrimento dei sensi,<br />
un tepore grave dalla testa ai pie<strong>di</strong> s'impossessava <strong>di</strong> lei.<br />
– S'addormenta – sussurrò Francesca.<br />
– No, sviene – <strong>di</strong>sse Gustavo, pallido, che aveva sentito<br />
affievolire nei polsi della madre i colpi della vita.<br />
– Correte, Gustavo: su nella mia stanza, accanto al letto c'è<br />
una fiala <strong>di</strong> cristallo. Portatela qui.<br />
Egli andò, salì le scale correndo, entrò nella stanza.<br />
Malgrado la commozione filiale, un'impressione viva <strong>di</strong> odore e<br />
<strong>di</strong> freschezza gli batté nella faccia e lo fece trasalire;<br />
un'impressione <strong>di</strong> luce rossa, come d'un gran polverio roseo,<br />
dove nuotavano le esalazioni tepide del bagno, dove viveva<br />
ancora il profumo naturale della cute femminile, quel profumo<br />
che turba. Egli cercò la fiala accanto al letto, la cercò senza<br />
guardare; nel letto le coperte rovesciate lasciavano vedere il<br />
lenzuolo bianchissimo dove rimanevano ancora le impronte del<br />
corpo che ci aveva giaciuto. Saliva <strong>di</strong> lì l'odore <strong>di</strong> Francesca,<br />
quello che ella soleva avere.<br />
Egli cercando mise le mani in qualche cosa <strong>di</strong> morbido; era<br />
forse una camicia ravvolta, chi sa, qualche cosa ch'ella aveva già<br />
dovuto portare. L'odore gli rimase forte nelle mani. Trovò la<br />
fiala, uscì, tornò giù correndo.<br />
IV.<br />
...<strong>Il</strong> mezzogiorno trascorso a pena. Avevano finalmente la<br />
sera innanzi deciso <strong>di</strong> cavalcare alla pineta; e il pomeriggio <strong>di</strong><br />
quel marzo morente era lusingatore.<br />
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