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"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista

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Ella amava ora il sole; ella voleva che i raggi benigni la<br />

involgessero tutta come in una veste fluida <strong>di</strong> oro; ella dava la<br />

faccia al calore pieno, chiudendo le palpebre, provando un senso<br />

<strong>di</strong> piacere nella gola a quella blan<strong>di</strong>zia.<br />

– Com'è gentile! – <strong>di</strong>ceva ella, sommessa. Cesare, da canto,<br />

la guardava con un sorriso pieno <strong>di</strong> malinconia.<br />

– Cesare... – ruppe ella un giorno al fine, con un impeto,<br />

tendendogli le scarne braccia. Ma tacque poi; ricadde nella muta<br />

stanchezza donde invano tentava <strong>di</strong> sorgere. <strong>Il</strong> petto esile aveva<br />

un alenare fioco, sotto le pieghe della tunica.<br />

Ella salì all'organo che dormiva, da tempo, in un angolo<br />

della biblioteca. Cesare tirava i mantici polverosi: i mantici<br />

ansavano con un respiro ampio <strong>di</strong> gigante umano, nel silenzio,<br />

suscitando le anime dei suoni entro le lunghe canne metalliche.<br />

Galatea ricordava su i tasti un'armonia <strong>di</strong> Bach, incertamente.<br />

Nella biblioteca, dai finestroni aperti, entravano zone vive<br />

<strong>di</strong> luce. Le file dei libri, a quella irruzione insolita, rivivevano,<br />

gittavano anch'esse le loro note deboli dai curvi dossi tarlati. Era<br />

tutta una gamma <strong>di</strong> colori: li Annali <strong>di</strong> Baronio e <strong>di</strong> Raynaldo<br />

nella cartapecora verdognola prendevano riflessi dubbii <strong>di</strong><br />

bronzo antico; li Acta sanctorum gialleggiavano e biancicavano<br />

in una tinta <strong>di</strong> tonache domenicane, occupando quasi intero uno<br />

scaffale altissimo; in quel biancicore Strykius faceva una<br />

macchia vivace <strong>di</strong> azzurro e il piccolo Fréret vibrava quasi uno<br />

sprazzo audace <strong>di</strong> scarlatto. Erano poi toni scialbi e varii <strong>di</strong><br />

tappezzerie usate; erano vecchiumi <strong>di</strong> cuoio, chiazze <strong>di</strong> un<br />

rossastro <strong>di</strong> ruggine, <strong>di</strong> un violaceo livido, <strong>di</strong> un arancio<br />

sbia<strong>di</strong>to. Ma il sole avvivava quei toni, destava luccicchii nuovi<br />

nell'oro morto, infondeva un'aria <strong>di</strong> giovinezza a quelle carte che<br />

la polvere e la muffa <strong>di</strong> tanti lustri copriva.<br />

Dalle canne dell'organo li accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bach si spandevano pe<br />

'l vano timidamente; sotto le <strong>di</strong>ta <strong>di</strong>afane <strong>di</strong> Galatea i tasti<br />

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