"Il libro delle vergini" di Gabriele D'Annunzio - Altervista
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FAVOLA SENTIMENTALE<br />
I.<br />
Galatea levò dalle carte que' suoi fred<strong>di</strong> occhi verdognoli,<br />
ergendosi al fine su la vita esile e lunga, facendo crepitare le <strong>di</strong>ta<br />
esili e bianche. Disse, con un respiro:<br />
– Ho finito.<br />
– Grazie, Galatea. Siete stanca? – sussurrò Cesare con<br />
quella sua voce fioca, seguitando a voltar le pagine <strong>di</strong> un gran<br />
<strong>libro</strong> su 'l leggìo.<br />
– Un poco. Mi riposerò.<br />
Ella s'immergeva così nel silenzio: sul fondo <strong>di</strong> cuoio scuro<br />
della spalliera la capellatura cinerea posava dolcemente e<br />
un'ombra attenuava la nitida marmoreità del viso. Intorno la<br />
biblioteca pareva dormisse un sonno buono e pacifico <strong>di</strong><br />
vecchio, metteva un alito <strong>di</strong> cartapecora e <strong>di</strong> noce antico<br />
nell'aria, metteva turbinii <strong>di</strong> polvere nelle zone <strong>di</strong> sole.<br />
Da tempo, Cesare e Galatea passavano le ore così,<br />
stu<strong>di</strong>ando, in una quiete augusta <strong>di</strong> monastero. Egli era venuto<br />
nella villa dello zio materno a cercarvi la solitu<strong>di</strong>ne, a<br />
sacrificarvi la bella gioventù, i belli amori: a poco a poco tutte le<br />
esuberanze, tutte le irrequietezze della sua natura si<br />
agguagliavano in una serenità alta e virile, s'illimpi<strong>di</strong>vano in una<br />
veggenza felice; il culto dell'arte a poco a poco gli andava<br />
infondendo un non so che <strong>di</strong> spirituale e <strong>di</strong> sacerdotale anche<br />
nell'aspetto. Fu l'opera lenta della consuetu<strong>di</strong>ne, fu l'opera <strong>di</strong><br />
quella luce mite in cui egli viveva, <strong>di</strong> quel crepuscolo ove li<br />
occhi suoi miopi languivano quasi <strong>di</strong> continuo, ove su la sua<br />
faccia i fiori del sangue impalli<strong>di</strong>vano.<br />
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