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CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot

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sanno farsi spettatori, cioè come sentono e vedono il paesaggio nel quale recitano, quali sono<br />

per loro i luoghi che contano, quali memorie ritengono importanti, a quali topoi sono affettivamente<br />

legati” (Turri, 1998, pp. 182-184).<br />

Il percorso alternativo è, ovviamente, quello geostorico diacronico tradizionale che, in Italia,<br />

non può non prendere il via dai tempi della civilizzazione greco-etrusco-romana e arrivare<br />

all’attualità.<br />

In altri termini, all'interno della generale periodizzazione storica antica, medievale, moderna o<br />

contemporanea – con le organizzazioni soprattutto agrarie, ora peculiarmente o largamente individualistiche<br />

e di mercato governate dalle città, ora prettamente autarchiche come quelle incentrate<br />

sul potere feudale o su interessi comunitari e collettivi, con il libero-scambismo e le riforme<br />

borghesi dei tempi illuministici e risorgimentali, con la prima industrializzazione post-unitaria<br />

e le politiche dello Stato liberale, con il ventennio autarchico fascista, con la ricostruzione<br />

post-bellica, con la seconda e più incisiva e generale industrializzazione realizzatasi nel contesto<br />

del ‘miracolo economico’ e dell'integrazione europea –, si deve provvedere all'individuazione<br />

delle più brevi fasi temporali e dei momenti salienti e significativi dei radicali cambiamenti<br />

dell'organizzazione territoriale: ad esempio, con il mutare dei rapporti città-campagna e<br />

dei sistemi economici, con le bonifiche e le trasformazioni delle forme di utilizzazione del<br />

suolo, con l’espansione degli insediamenti industriali, con l’urbanizzazione e il gigantismo<br />

urbano, con la regionalizzazione turistica, con la spinta de-urbana e del decentramento produttivo<br />

e residenziale, con la ‘ricolonizzazione’ turistico-insediativa e agrituristica delle campagne<br />

e la valorizzazione dei beni ambientali.<br />

In altri termini, con le fasi di una evoluzione discontinua in cui anche le forme paesaggistiche<br />

hanno assunto aspetti via via diversi, non sempre meritevoli di particolare apprezzamento da<br />

parte della nostra cultura, ma che è comunque indispensabile conoscere e considerare.<br />

Ogni ricerca così impostata deve quindi mettere a fuoco anche e soprattutto gli ‘iconemi’ o unità<br />

di percezione del paesaggio, con i loro valori simbolici, sui quali ciascuno – in base alla propria<br />

cultura – costruisce l’immagine di un paese e dei luoghi, comunicando con i medesimi. Ogni<br />

iconema “è un pertugio, una finestra attraverso la quale ci poniamo in relazione con il territorio<br />

inteso come spazio organizzato, come sistema concreto”: è il caso dei valori locali tradizionali<br />

(chiesa, paese o piazza o corte, strada, ecc.), ma anche di non poche delle immagini spesso<br />

stridenti del mutamento contemporaneo che sono ormai stabilmente fissate nello ‘spazio vissuto’<br />

delle popolazioni (Turri, 1990, p. 102 bis).<br />

Dall’epoca antica, e specialmente dalle civiltà greca, etrusca e romana, “ci è pervenuta un’eredità<br />

vastissima formata non soltanto dagli insediamenti diruti di numerosissime aree archeologiche,<br />

ma da città vive, in cui l’impronta del passato si tramanda nelle forme planimetriche e in<br />

qualche costruzione tuttora utilizzata, esempio illustre il Pantheon nella stessa Roma”, e tanti<br />

altri edifici specialmente religiosi che, almeno in parte (come la cattedrale di Siracusa), si sorreggono<br />

su resti e portano incorporate strutture murarie di due o tre millenni or sono. Basiliche,<br />

templi e santuari pagani ebbero una continuità funzionale nella romanità cristiana, con gli adattamenti<br />

architettonici dettati anche da “componenti rituali” (come la rotonda mutuata dagli<br />

impianti imperiali dei mausolei e ninfei, seppure poi ridotta al mezzo cerchio delle absidi)<br />

(Fanelli, 1979, p. 66).<br />

Il caso già citato della cattedrale di Siracusa non è da ritenere isolato ma, anzi, piuttosto diffuso<br />

e individuabile in tanti altri monumenti specialmente dell’Italia centro-meridionale: “tempio<br />

ellenico, basilica romana, chiesa cristiana, moschea musulmana, cattedrale cattolica, dove in<br />

due millenni e mezzo sulle stesse pietre si sono adorate divinità e celebrati culti di religioni<br />

tanto diverse: un simbolo, forse, tra i più eloquenti di ciò che la storia vuol dire nel paesaggio<br />

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