CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot
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Le città nuove e le nuove aree urbane edificate per lottizzazioni dovute all’iniziativa di conventi,<br />
confraternite e capitoli religiosi o di grandi famiglie e non di rado degli stessi governi<br />
comunali, nei secoli successivi al Mille, si caratterizzano quasi sempre – lo si ripete – per un<br />
modello di residenza che era destinato a riprodursi per secoli, fino ai tempi moderni, come ad<br />
esempio a Bologna: la casa a schiera, edificio a due-tre e anche più piani, in origine unifamiliare,<br />
costruito “su lotti a fronte stretto che raggiungono a volte una notevole profondità. Spesso<br />
al pianoterra c’è una bottega, un laboratorio artigiano [con] una grande apertura sul fronte,<br />
affiancata da un ingresso che conduce alla scala e, in certi esempi, anche ad un giardino interno<br />
all’isolato”. Questi edifici – accostati l’uno all’altro in lunghi isolati – ancora oggi si riconoscono<br />
agevolmente dalla strada per la loro semplicità e “per il taglio stretto delle facciate, in<br />
genere con una o due finestre per piano, e per il profilo ineguale delle coperture”. Anche le città<br />
ricostruite dal governo borbonico in Calabria, su schemi regolari, dopo il devastante terremoto<br />
del 1783 (Rosarno, Scilla, Laureana di Borrello, Cittanova e Polistena), “mostrano estese applicazioni<br />
delle case a schiera monovano accostate sul retro” (Di Cristina e Donatini, 1979, pp.<br />
152-153). Dalla casa a schiera “si sviluppa anche la casa del ricco mercante medievale, che conserva<br />
il fronte stretto ma ha spesso un’elegante facciata di mattoni o di pietra a bozze lisce con<br />
un disegno che sottolinea gli stipiti e gli archi delle aperture. La casa mercantile è organizzata<br />
in genere su tre livelli, con la bottega al pianoterra, al primo piano la camera da letto dei padroni,<br />
utilizzata anche per ricevere gli ospiti, e la cucina e gli altri ambienti per la famiglia all’ultimo.<br />
E’ l’abitazione di una famiglia estesa che, oltre ai membri consanguinei, accoglie gli<br />
apprendisti e i dipendenti del capofamiglia”. Col tempo, nei secoli XIII e XIV, la casa del mercante<br />
tende a qualificarsi maggiormente dal punto di vista architettonico, specialmente negli<br />
ambienti “di rappresentanza e per le attività economiche” disposti verso la strada, e nella facciata:<br />
questa “è in muratura a vista e spesso al pianoterra, più alto degli altri, presenta un trattamento<br />
più accurato, con pietre ben connesse e rifinite, per il maggior rilievo della visuale. E’<br />
frequente l’uso di sovrastrutture in legno, palchetti e tettoie, sorretti da mensole inserite nelle<br />
apposite buche pontaie” (Di Cristina e Donatini, 1979, pp. 155-156).<br />
Più in generale, dal lungo e differenziato Medioevo, “oltre ai centri [della spiritualità religiosa<br />
monastica e secolare, ai castelli e ai palazzi cittadini, sia pubblici che dei mercanti], ci sono arrivati<br />
molti impianti urbani caratterizzati [ora] dalla tortuosità e dall’angustia degli spazi viari” e<br />
ora dalla linearità a scacchiera delle ‘terre nuove’, “mentre all’espressione urbanistica rinascimentale”<br />
sono dovute – con le tante città di fondazione dalle razionali e geometriche conformazioni<br />
– alcune “celebri ‘addizioni’ o nuovi quartieri dotati di vie larghe, piane, a geometria<br />
regolare che sembrano aprire all’uomo, finalmente affrancato, un universo più ampio secondo<br />
gli ideali dell’Umanesimo” (Piccardi, 1986, pp. 114-115).<br />
Tra Tre e Quattrocento, e quindi tra Medioevo e Rinascimento, inizia la stagione – nel contesto<br />
di una fervida ripresa dell’attività edilizia privata dopo le gravi crisi trecentesche – dei massicci<br />
ma distesi e simmetrici palazzi privati urbani (inizialmente di proprietà dei mercanti e poi<br />
degli esponenti dell’aristocrazia e dell’alta burocrazia statale e pontificia), che segnano una<br />
svolta rispetto alle alte ma strette case unifamiliari a schiera, con la bottega al terreno e l’abitazione<br />
sovrapposta.<br />
A partire da Firenze, “attraverso l’opera di Brunelleschi, Michelozzo, Alberti e Benedetto da<br />
Maiano, il palazzo italiano trova la sua codificazione tipologica ed espressiva. Rispetto all’edilizia<br />
residenziale delle classi medie ed anche agli esempi trecenteschi, il palazzo della nuova<br />
aristocrazia borghese si distingue per le nuove e imponenti dimensioni, per il nuovo rapporto<br />
col tessuto urbano e per la separazione delle funzioni tradizionalmente integrate nella casa<br />
medievale” (Di Cristina e Donatini, 1979, p. 156). Ora “la tipologia residenziale della borghesia<br />
mercantile assume un’importanza predominante. Le case di dimensioni nuove, inusitate, che<br />
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