CONOSCERE L'AMBIENTE PER DIFENDERLO - Cesvot
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[…]. Elementi notevoli dell’arredo stradale sono logge e fontane. Le prime vengono aperte non soltanto<br />
dal comune e dalle corporazioni maggiori (logge pubbliche), ma anche da potenti famiglie, le<br />
quali in genere sacrificano a ragioni di prestigio e al pubblico vantaggio un settore a terreno delle<br />
loro case (alla fine del Medioevo si contano nella sola Firenze una trentina di logge private).<br />
La riattivazione degli acquedotti (Genova, notizie dal 1232; Sulmona, 1256; Napoli, 1268; ecc.)<br />
o il più razionale sfruttamento delle sorgenti locali consentono quasi dappertutto di sostituire ai<br />
pozzi le fontane, che ridivengono una presenza costante sulla scena stradale” un po’ di tutte le<br />
città grandi e piccole, non di rado con ricerca di elementi decorativi e monumentale (Viterbo,<br />
Perugia, Verona, Siena, Volterra, San Gimignano, ecc.).<br />
“Ulteriore elemento dell’arredo sono i tabernacoli, straordinariamente diffusi ovunque; i tipi più<br />
comuni sono la nicchia, ricavata nella fronte di una casa, e l’edicola, posta in genere ad un cantonale,<br />
ma non sono rari i casi di vere e proprie cappelle aperte sulle due facce di una angolata”<br />
(Di Benedetto, 1979, pp. 136-138).<br />
Le città tardo-medievali sono articolate in ‘quartieri’, ciascuno con un suo centro, una sua strada<br />
principale con le botteghe, una sua chiesa. In tale tradizionale policentrismo – che si sviluppa<br />
soprattutto con l’insediamento degli ordini religiosi secondo un preciso programma, vale a<br />
dire con la costruzione di chiese nei diversi settori dell’abitato, circondate da grandi piazze<br />
necessarie alla predicazione – le abitazioni, comunque, all’inizio presentano sostanzialmente<br />
un’identica tipologia, che è quella della casa a schiera unifamiliare, “insieme luogo di residenza<br />
e luogo di lavoro con la bottega o il laboratorio al pianterreno”: gli edifici tendono a prolungarsi<br />
sulla strada o sulla piazza “con le tende e anche con le mostre in muratura o di legno per<br />
esporre le merci”. L’unica eccezione è ovviamente rappresentata dalla selva delle arcigne torri<br />
nobiliari – erette con geniali sistemi costruttivi soprattutto nei secoli XI-XII – per chiare finalità<br />
di controllo e difesa e dominanti un po’ tutto il paesaggio urbano almeno fino al XIII o XIV<br />
secolo. Di tali possenti simboli del potere restano “ancora splendidi esempi” soprattutto in<br />
Toscana, a partire da Firenze, Siena, Lucca e San Gimignano (Fanelli, 1979, pp. 73-75).<br />
La cura speciale dedicata all’edificazione della cattedrale romanica, o comunque delle chiese<br />
principali, si spiega col fatto che “essa non viene considerata edificio tra altri edifici, funzione<br />
tra altre funzioni (come il monumento nell’antichità) e neppure il più prezioso degli edifici, funzione<br />
privilegiata tra le funzioni, espressione della supremazia feudale (la corte, il castello), ma<br />
è sintesi, articolazione, concentrazione di valori, di simboli, di memorie […]. Il monumento è<br />
simbolo e momento di convergenza di forze che in comunità ricercano il progresso, l’invenzione,<br />
attraverso la nuova intelligenza del lavoro”.<br />
Ovviamente, il palazzo pubblico rappresenta il pendent di quello religioso, contribuendo ad<br />
articolare la città in due poli che sono espressione degli altrettanti poteri, e sviluppando “un originale<br />
rapporto palazzo-piazza, paragonabile a quello piazza-chiesa”. Ancora più che per i<br />
monumenti religiosi, “la tipologia del palazzo pubblico è diversa da area ad area, in rapporto<br />
alle differenti situazioni sociali”, oltre che culturali. Nelle città padane (Milano, Pavia, Brescia,<br />
Bergamo, Piacenza, Parma, Modena, Bologna, ecc.), dove la rivalità fra nobili e borghesi risulta<br />
spesso presto composta, si diffonde “la soluzione loggiata, cioè un’architettura aperta, rifacendosi<br />
alle strade porticate. Nell’Italia centrale, invece – dove le lotte ‘di fazione’ continuano<br />
a caratterizzare la vita politico-sociale urbana fino al Rinascimento –, si hanno soluzioni tipologiche<br />
anche differenziate ma in generale si può dire che la sede del potere cittadino (palazzi<br />
del comune, dei priori, del podestà) costituisce un blocco plastico chiuso turrito che deriva dal<br />
castello munito”. Spesso (come avviene per il fiorentino palazzo Vecchio nei riguardi di quelli<br />
di Volterra, Montepulciano, Scarperia, ecc.), il monumento pubblico finisce col costituire “un<br />
prototipo per i palazzi comunali delle città” minori via via sottomesse (Fanelli, 1979, pp. 68 e<br />
70-72).<br />
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